Crooner strambo, parodia del cantante beat, un incrocio improbabile tra Elio e Mal dei Primitives, un mix surreale tra gli Smiths e gli Squallor, tra Christian, i Santo California, i Dik Dik, Le Orme e Raffaella Carrà, Ruggero de I Timidi è il figlio illegittimo di una relazione tra un’orchestra di fine anni ‘50 ed il grande Freak Antoni: insomma, un neomelodico colto (in fallo), con la vocazione al demenziale raffinato. Ruggero è un mix perfetto tra modernità e sano vintage: è il cantante da night che mancava in questi anni.
Come diceva Jovanotti: “Sono timido ma l’amore mi dà coraggio” ed è l’amore necessario per affrontare il palco, i fans: la timidezza è un muro da abbattere.
Ruggero abbatte il muro della timidezza e dei tabù con canzoni che vanno dritte al sodo e che sono diventate dei veri e propri inni, sia dal vivo che con migliaia di visualizzazioni su YouTube (“Timidamente Io”, “Pensiero Intrigante”, “Notte Romantica”, “Padre e Figlio” che ha pure causato qualche scompiglio tra Gad Lerner e figlio…).
L’estate scorsa la hit di Ruggero è stata “Banana Juice” con i Vallanzaska. Quest’anno ci riprova da solo: “Quello che Le Donne Dicono” si candida a tormentone dell’agosto 2014!
Gli Skiantos, Elio, un tempo gli Squallor oggi Ruggero de I Timidi. La musica e il pubblico italiano hanno ancora bisogno di “cotali personaggi”?
«Ti ringrazio innanzitutto per questi accostamenti, sono legato moltissimo agli Squallor, che hanno plasmato la mia infanzia con le pubblicità di Arrapaho e di Uccelli d’Italia.
In realtà la tua domanda dovresti rivolgerla al pubblico italiano. Ma vedendo il numero di visualizzazioni sull’internet provo a sbilanciarmi: il pubblico italiano ha timidamente bisogno di personaggi come il sottoscritto».
Qual è la forza di un genere come quello “finto demenziale”? Forse che sotto forma di scherzo si possa dire tutto ciò che si desidera senza troppe preoccupazioni?
«Ti stoppo subito: il mio genere non è demenziale. Racconto semplicemente la realtà che mi circonda o momenti biografici, come nel caso di “Timidamente Io” e “Notte Romantica”.
Il fatto che alcune persone ridano è indipendente dalla mia volontà. Ma va bene, l’importante è suscitare emozioni positive».
Come nasce un disco di Ruggero? Quali sono gli spunti per i testi?
«Il disco nasce dalla sinergia instaurata con l’autore che traduce in musica e versi tutti i momenti di vita vissuta o di vita percepita.
Quest’autore è Andrea Sambucco e non finirò mai di ringraziarlo.
Gli spunti sono i più vari: il testo di “Quello che le donne dicono” è nato origliando mia moglie e le sue amiche che si concedevano una cena tutta al femminile mentre io ero nel mio studiolo a creare.
Si sono dimenticate che ero di là ed improvvisamente mi si è aperto un mondo di cui non ero a conoscenza».
Perché scegliere questo filone musicale?
«Perché non passa mai di moda essendo fuori dal tempo.
Non lo riascolti dopo un po’ e dici: “Questo è degli anni ‘90… questo è degli anni ‘80…” Ascolti Ruggero e pensi: “E questo da dove viene?”».
Ha mai avvertito il limite imposto del giocare con le parole?
«No perché non gioco con le parole. Come scelta stilistica vado direttamente al punto senza girarci troppo attorno. Con molta semplicità e molta educazione.
Tranne nel caso di “Banana Juice”, il mio brano più controverso, poco amato da alcuni fans proprio per questo motivo: molti pensano che “succo di banana” celi un becero doppio senso. In realtà è il nome del ballo.
Usare un frutto estivo così giallo come la banana, con una base latino-americana, è stato un modo come un altro per avvicinarmi ai villaggi vacanza, vera fucina di soldi».
Il cantautore ironico deve dimostrare qualcosa in più di un cantautore tradizionale?
«Il cantautore deve sapere emozionare con testi incisi come un tatuaggio tra le pieghe della sua pelle.
Non basta che ascolti le sue parole, gliele devi leggere addosso.
Che poi sia ironico o tradizionale, poco importa».
Domanda Tempi Dispari: cosa non direbbe mai in un’intervista?
«Che ho le doppie punte. (Non lo scriva mi raccomando)».