Alessio Bondì, già vincitore del Premio De André, esordisce con il suo primo album. L’autore palermitano nasce da radici folk e si mescola con i ritmi contemporanei e il suono esotico della lingua natia, il dialetto palermitano. Tra i temi più ricorrenti del suo lavoro ci sono l’infanzia, il racconto della terra lontana, la nostalgia. Da qui nascono le ispirazioni che compongono l’album, le suggestione letteraria o i ricordi d’infanzia come nel caso di “Granni granni”: “come si faceva da bambini, quando si sceglieva un posto dove custodire le cose più segrete, con questo brano anche io ho costruito una capanna per mettere al riparo quello che ho di più sacro, la mia prima bici, i cucchiai di legno, un litigio, le mie voragini”.
C’è l’invettiva del giovane artista che lotta per trovare i propri spazi (“Iccati sangu”) ma anche per squarci di vita privata (“Rimmillu ru voti”), che ha scelto di incidere su “nastro” a modo suo: “È la canzone più intima che ho scritto, un’emozione fortissima mi percorre ogni volta che la suono”.I brani che compongono l’album, pur diversi tra loro, si caratterizzano per la cifra stilistica dell’autore oltre che per la naturalezza della sua interpretazione: se in “Vucciria Bondì” ci regala una perfomance formidabile con un irripetibile testo ad un ritmo folle, nella ballad “In funn’o mare”, da una melodia strascicata riesce a far sbocciare un inciso leggero e lirico, una fuga verso l’alto come la fuga dalla realtà che ne ha ispirato il testo: “durante una notte in spiaggia, improvvisamente la luna venne coperta da un’enorme nuvola. Pensai di trovarmi in fondo al mare con un galeone a volare sopra la mia testa”.
Ma è nella titletrack “Sfardo” che si sintetizza il talento di Bondì, è il punto di partenza inarrivabile, le prime liriche in dialetto scritte da Alessio che svettano contro le melodie irraggiungibili della sua voce: “da un rivolo è uscito il mare”. L’artista 25enne, palermitano di nascita ma romano d’adozione, ha avuto anche un breve trascorso come attore prima di diventare un musicista tout court.
La sua scrittura, autentica per il linguaggio scelto, fa di Bondì un musicista atipico con alle spalle una ricca esperienza di concerti: si è già esibito in giro per l’Europa (Berlino, Parigi, Barcellona, Georgia) e milita in progetti paralleli “bilingue” con artisti d’oltreoceano (il duo “A Santa” con la cantautrice brasiliana Nega Lucas). Inoltre, ha già ricevuto importanti riconoscimenti sul territorio nazionale con ilPremio De Andrè e la Targa Siae al Premio Andrea Parodi. L’album vede la collaborazione di numerosi musicisti tra cui Ferdinando Piccoli (Waines), Salvo Compagno (Akkura, Mario Incudine) e Serena Ganci (Iotatola), è stato registrato a Palermo presso gli 800a Studios, prodotto da Fabio Rizzo (già al lavoro con Pan del Diavolo, Dimartino, Waines) e missato da Fabio Rizzo e Francesco Vitaliti, e masterizzato da Giovanni Versari presso La Maestà Studio Recording.