Testo a cura di Alessandro Cavalli
Il Defrag è una location suggestiva.
Associazione culturale, centro sociale autogestito, locale per concerti, doposcuola per bambini, sartoria. La sua polifunzionalità offre spazio per cultura e socialità.
Per la serata dell’ 11 aprile 2015 organizzata da Alex, il gestore dell’associazione, si sono alternati sul palco gli Alike rockers e gli Area Zero, che hanno presentato il loro album “Aria nuova”. Il locale si comincia a popolare verso le 22, a sound check più che concluso.
Mezz’ora e il pubblico è tutto intorno al bancone, nella sala vicino al fonico e nella parte più lontana dal palco dove c’è un biliardino.
Danno fuoco alle polveri gli Alike rockers che propongono un repertorio di sole cover.
Alice Onori, la cantante, ha una voce alta, squillante e intonatissima e sembra appena uscita da Woodstock: è vestita come Janis Joplin. Ha un abitino aderente marroncino e una cordicella legata all’altezza della fronte che tiene ferma la folta chioma.
La situazione sul palco è decisamente poco “maschia”, le donne infatti sono in 4 e c’è un solo uomo, il chitarrista.
Suonano dei classici del rock. Le canzoni sono identiche alle originali, il lavoro di copiatura è perfettamente eseguito. Data la perizia tecnica e interpretativa delle ragazze, sarebbe interessante qualcosa di loro, anche solo un paio di brani. Hanno tutte le carte in regola per poter proporre una buona musica.
La bassista Federica Doddi si mostra un po’ timida e non si espone più di tanto, sia musicalmente sia nelle movenze; rimane ferma sul posto e fa le note che deve fare, né più ne meno. Anche la batterista Myriam Sale è sulla stessa falsariga e non picchia duro come John Bonham.
L’elemento che più colpisce è sicuramente Veronica Monaco, la chitarrista, che nell’esecuzione è perfetta, si muove sul palco, agita un po’ la chioma ma non troppo, ha una bellissima presenza e un’aura luminosa intorno a sé.
L’altro chitarrista, Diego Esposito, è anche molto bravo nell’esecuzione ma non osa più di tanto risultando alle volte un po’ rigido e scattoso.
Terminata l’esibizione, dopo una breve pausa, si preparano a salire sul palco gli Area zero.
La prima particolarità che salta all’occhio è il chitarrista mancino, Federico Filesi. Non è facile incontrarne uno.
Il cantante Simone Monaco ha un timbro molto particolare, di frequenza medio bassa; è intonato e si muove molto, ma soprattutto parla molto. Un’abitudine che non sempre risulta positiva. Il suo stile ricorda quello del cantante dei Modà. Troppo spesso quando le band eseguono rock in italiano o sono simili a Vasco Rossi o ai Modà.
Il tastierista Alessandro Cerini propone un set composto da 2 tastiere, sistemate una sopra all’altra. Fa uso di basi precedentemente lavorate che manda dal suo tablet e inserisce dei sinth molto anni 80, tipo il planetarium. Nel suo “effettario” ha anche dei piani molto curati, di quelli da 2 giga bite a campione. Suona bene. Negli arrangiamenti è delicato e discreto, non esagera mai con tappetoni di organi come sono soliti fare i tastieristi. Un plauso alla sua filosofia del “poco ma buono” che spesse volte risulta vincente.
Alessio Bartolini alla batteria è molto preciso sul metronomo ma assolutamente incostante nell’intensità dei colpi. Probabilmente lavorando sulla sua precisione ritmica possono uscire delle cose molto interessanti, soprattutto nelle dinamiche. Nel live il tempo è stato perfetto, preciso sul metronomo, ma il modo di suonare si è rivelato fuorviante: un colpo di rullante pieno e deciso e il colpo successivo suonato con la metà della forza, e quello dopo appena sfiorato. Lo stesso su tutta la batteria. Bartolini forse non ne è cosciente ma possiede un talento speciale. Questa sua qualità di mantenere il metronomo stabile e l’intensità mutevole produce un “effetto incantatorio”. Ottimo da usare nel jazz, che ben si presta a cambi di dinamiche frequenti.
Il basso di Federico Peruzzi è preciso e lavora bene in sincrono con la cassa della batteria soprattutto in un pezzo in cui c’è una strofa tirata composta da solo basso, cassa e rullante.
Le chitarre ritmiche a volte sono troppo secche seppur precise, e a volte, nei ritmi più “funkeggianti”, sono suonate con plettrate alternate.
Gli a solo sono un po’ confusionari; Filesi risulta un po’ “molesto”, soprattutto con la mano destra che si muove freneticamente solo sulle note altissime del manico.
Tirando le somme, una buona performance di entrambe le band anche se ci sono diversi dettagli ancora da mettere a posto.
Scaletta Area Zero: “Aria nuova”, “Bravo ragazzo”, “Tutto ciò che è vita”, “Sogna con me”, “Il tempo”, “Respirare ancora”, “Quello che vuoi”, “Da solo”, “Eppure c’amavamo”, “Nuovi eroi”, “Mi manca sognare”.