testo a cura di Alessandro Cavalli
Chi credeva che Jimi Hendrix fosse morto soffocato dal suo vomito dopo essersi drogato in uno squallido motel si è dovuto ricredere.
Il 19 marzo 2015 all’INIT di Roma i Radio moscow hanno riportato fra i vivi la Jimi Hendrix experience.
Il gruppo ha attaccato verso le 23 con “Death of a queen”, un pezzo che usa lo stesso accordo iniziale di “Foxey lady”, e ricorda il brano sia per la struttura sia per gli accordi utilizzati. Il pubblico si scalda subito e fa capire alla band che apprezza il loro suond ruvido e sporco.
I Radio Moscow sono in tre ma sul palco sembrano almeno 5: grazie al sapiente lavoro del fonico del locale le chitarre sembrano sdoppiarsi, il basso fornisce un appiglio solido e stabile e la batteria esce semplice e potente.
I giovanotti di San Diego eseguono brani dal loro nuovo lavoro “Magical Dirt”, la “schifezza” magica, come “Death of a queen”, la opener, “These days”, “Rancho tehama airport” e “Gypsy fast woman”, e anche brani più datati tratti da “The great escape of leslie magnafuzz” , come “Brain cycles”, e l’omonimo “Radio moscow”.
Per circa un’ora e tre quarti sui presenti è stato spalmato un blues rock molto duro e veloce con ampi spazi sperimentali e strumentali: molto spesso le canzoni si sono trasformate passando da ritornelloni in stile Led zeppelin a bridge cosmici che hanno aperto varchi spazio temporali da cui hanno fatto capolino un po’ gli Hendrix experience, un po’ Jimi Page.
La chitarra è sempre distorta e spesso si accompagna all’uso di effetti come il deley e il wa-wa che creano le tipiche sonorità anni 60/ 70 , soprattutto sugli assoli.
Il gruppo presenta un groove estremamente coinvolgente che impedisce ai presenti di star fermi, tutti si muovono, facendo “headbanging” a tempo di metronomo.
Ad un tratto si crea un piccolo gruppo di spettatori che inizia a spintonarsi e agitarsi, ovvero a “pogare”, detta in linguaggio moderno, il che ha reso l’atmosfera ancora più carica di energia. Improvvisamente un gran sorriso appare sui volti dei musicisti, che, visto il clamore, suonano ancora più forte e più duro e si guardano l’un l’altro incitandosi a vicenda; un grande momento di festa e felicità.
Dopo tutto questo il gruppo saluta e se ne va. Ma come, si sono chiesti i più? Si interrompe sul più bello?
Il pubblico reagisce male a questo improvviso abbandono e inizia a fischiare chiedendo bis a gran voce.
Tutta scena; la band torna sul palco e ricominciano a suonare tra le grida di un parterre che ricomincia a saltare e cantare.
L’entra e riesci va molto di moda e anche se il gruppo non è famoso lo fa lo stesso.
Nell’insieme un concerto strabiliante, ben suonato, anzi ben “picchiato” e nel back stage la band si è dimostrata serena e disponibile. I Radio Moscow hanno portato un po’ di buona musica nella capitale e se Hendrix fosse vivo sarebbe stato sotto palco, a Roma, all’INIT, di giovedì, senz’ombra di dubbio a fare il tifo per loro.