My Speaking Shoes un tentennante secondo passo

Recensione a cura di Carmine Rubicco

Secondo disco per il combo di Sassuolo. Dopo l’ottima partenza con Holy Stuff, qualcosa si è perso. Il primo prodotto, pur se più “grezzo”, era molto più dirompente, fresco e piuttosto originale e non avrebbe stonato nel catalogo della Alterative Tentacles. Questa seconda fatica dei My Speaking Shoes invece sembra pagare lo scotto della commercializzazione. Ciò che balza subito all’orecchio, oltre alla scelta del cantato in italiano, è una sorta di appiattimento sulla falsariga di quelle che sono le produzioni e le proposte contemporanee.

Se in Holy Stuff era presente un certo carattere della band, in Siamo mai stati non c’è più. La stessa Andreani, più sfacciata nel primo cd, va a confondersi con la massa delle cantanti indie nostrane che si rifanno a Meg. Manca la causticità e il fervore elettrico in questo secondo disco. Non si tratta di maturazione miglior controllo del songwriting, ma di mero appiattimento. Un peccato dato le potenzialità della band e le capacità compositive. È venuta meno quella cupa tensione che sottende nel primo disco assieme ad una certa audacia nella sperimentazione e nell’azzardo compositivo. Nell’insieme Siamo mai stati non è un brutto disco, è ben suonato, ottimamente prodotto e le capacità tecniche si notano, ma rispetto alle premesse non si differenzia dalla massa salvo per sporadici spunti come Sirene, Le mani uguali e La schiuma.

Tracklist:

1. Estatina
2. Baba Yaga
3. Calci
4. La persona che conta di più è sempre quella che non c’è
5. Siamo mai stati
6. Sirene
7. Figu
8. Fondo
9. Tagli
10.Le mani uguali
11.La schiuma