Recensione a cura di Carmine Rubicco
Un presupposto. Per quanto riconducibili a più conosciuti nomi, quantomeno come riferimento stilistico e descrittivo, alcune band sono del tutto inetichettabili. Tra queste certo rientrano i Nero di Marte. Questa seconda fatica porta la loro firma. Cosa contiene il disco? Una lama gelida. Per cercare di far capire, il solo richiamo immediato, non esclusivamente stilistico ma a livello di atmosfere, sono i primi Voivod o i Killing Jocke. Le lame chirurgiche di Rrrroaaarrr o Killing technology riaffiorano tra i riff dei nostri. Anche l’evoluzione degli stessi Voivod è riscontrabile nel songwrtiting grazie alle dissonanze e ai suoni glaciali. Detto questo quello che viene offerto all’ascoltatore è un vero e proprio trip umorale negli anfratti più reconditi dell’animo umano. Tecnicamente il prodotto è ineccepibile sotto tutti i punti di vista. Tecnica, potenza, pulizia, suoni e atmosfere sono ai massimi livelli. Anche la “melodia” fa capolino ogni tanto. Non è certo un disco dal facile ascolto, soprattutto va lasciato girare diverse volte prima di poterlo apprezzare del tutto. Di primo acchito quello che esce dalle casse è un’onda nera e densa. I passaggi più calmi sono quelli maggiormente claustrofobici e non aiutano l’ascoltatore a “prendere aria”. Non potendo etichettare la band non si può parlare di post metal, post, death, post hardcore o post qualcosa, si può solo parlare di musica.
Traclist:
1.L’Eclisse
2.Clouded Allure
3.Pulsar
4.Dite
5.Simulacra
6.Il Diluvio
7.Those Who Leave 10:14
Band:
Francesco D’Adamo: Guitar
Sean Worrell: Vocals, Guitar
Andrea Burgio: Bass
Marco Bolognini: Drums
Contatti:
www.nerodimarte.com
nerodimarte.bandcamp.com
http://nerodimarte.bigcartel.com/