Intervista raccolta da Elenia Codraro e Carmine Rubicco
C’è chi cerca in tutti i modi di essere un fenomeno web, chi si trova a diventarlo suo malgrado, chi fa musica per spasso, chi per sollazzo e chi per scherzo. C’è poi e, non sono pochi, quelli che ritengono la musica un mezzo di comunicazione efficace e valido. Questo è il caso di Alex Greco, in arte Repigreco. Alla pubblicazione del suo secondo singolo il rapper messinese si racconta a Tempi – Dispari.
Presenta Repigreco
Repigreco è un ragazzo, laureato e attualmente disoccupato, ma prima di tutto è un cittadino che vuole dire basta! Sono stanco di tutto quello che non va, delle persone, anche mie coetanee, che sanno solo lamentarsi e non fanno nulla per cambiare le cose. Voglio puntare i riflettori sui veri problemi della gente comune, perché prima di trovare soluzioni bisogna rendersi conto di quali sono le necessità del popolo, in particolar modo dei giovani italiani come me. Ho scelto il Rap come strumento perché mi da la possibilità di esprimermi liberamente, tuttavia non mi definisco ancora un cantante, anzi, tutt’altro. Io sono un semplice portavoce dei problemi che affliggono la nostra società.
Da dove nasce l’idea di fare musica? Necessità interiore o esigenza
La musica mi permette di abbattere le barriere e di arrivare al cuore della persone. Direi che è diventata col tempo un’esigenza. Le parole, in questo momento storico particolare, non bastano più; alcune di esse sono diventate troppo inflazionate e non ci stupiamo più quando le sentiamo. Non voglio che i ragazzi della mia generazione vengano ricordati nei libri di storia come “Bamboccioni”.
Pensi che la musica oggi possa avere ancora un peso sociale?
Assolutamente si, se non lo credessi allora starei semplicemente perdendo tempo. La musica e le parole sono uno strumento potente. La musica ha scandito i periodi storici, la musica ha generato stili di vita.
Che cos’è e come nasce un fenomeno web? Questa è la strada intrapresa da Repigreco?
E’ difficile rispondere a questa domanda perché in realtà neanche chi lo è diventato sa bene come sia successo. I meccanismi dei social network sono molto complessi, ma io credo che con molta tenacia e un po’ di fortuna sia possibile diventare delle star del web. Per ciò che mi riguarda non mi definirei un fenomeno, ma un ‘bisognoso’. Abbiamo tutti bisogno di essere ascoltati, a maggior ragione se nel nostro quotidiano viviamo una situazione di disagio, ecco che il web ci da questa grande possibilità di esprimerci e farci sentire oltre i limiti geografici ed economici. Nei miei video cerco sempre di sdrammatizzare i temi seri trattati, provando ad essere un interprete divertente ed innovativo, cercando di aggiungere di volta in volta qualche novità, e non presentando ai miei fan sempre la solita ‘minestra’. Per il modo di fare che assumo nei video, i miei amici mi definiscono “il pinguino del rap”. La strada intrapresa da Repigreco, come ho già detto, ha come obiettivo principale quello di denunciare, in maniera ‘leggera’, la realtà opprimente che vivono gli italiani oggi e non solo al Sud.
Un singolo, una manciata di follower e qualche critica. Perchè dovrebbero ascoltare la tua musica e cosa dici ai tuoi delatori?
Ci tengo a sottolineare che il mio primo singolo ha ottenuto dopo solo 4 mesi molte più views di quante ne siano riuscite ad ottenere alcuni miei “colleghi” rapper messinesi in un periodo di tempo molto più ampio.
Credo che l’interesse che ho suscitato in breve tempo nel web sia dovuto a più fattori, ne cito soltanto un paio. Il primo è che non sono un cantante ‘professionista’, quindi con dei limiti dal punto di vista musicale e ciò provoca ilarità negli ascoltatori. Il secondo è dovuto al fatto che i miei testi trattano dell’indifferenza della nostra società nei confronti dei molteplici problemi che affliggono i giovani, come ad esempio quello della mancanza di un’occupazione stabile. In quanto ai miei delatori posso solo dire che si sbagliano a non credermi, siamo in caduta libera, e chi ancora sta bene non si rende conto di dormire sugli allori. Chi mi critica potrebbe essere il prossimo a svegliarsi e darmi ragione. Spero che destando gli animi, questi si possano impegnare per trovare delle soluzioni per il futuro. Futuro che non ci cadrà dall’alto ma che dobbiamo costruire con le nostre forze.
La scena siciliana:
Per ciò che riguarda il rap nella mia città, Messina, non posso fare a meno di citare Sciack, che a mio avviso ha saputo descrivere in un modo perfetto e con molta ironia il “classico messinese” nel suo famoso pezzo “Buddaci”.
La cosa più bella e quella peggiore di fare musica in Italia
Per quello che mi riguarda la cosa più bella è senza dubbio il calore della gente. La gente mi apprezza per le verità che dico non perché sono bravo a cantare. Certamente ci sono rappers italiani più bravi di me, ma forse sono meno genuini, io invece sono ‘vero’, così come mi vedete nei video.
La cosa peggiore invece è che si rischia di non essere capiti. Io ad esempio tratto di temi più seri rispetto artisti più famosi di me, ma che nei loro brani non dicono niente di speciale, niente di nuovo.
Andiamo tutti a vivere al nord perchè?
Vorrei fare un precisazione, il “Nord” di cui parlo nel mio primo singolo non è l’ Italia settentrionale, poiché il paese è più o meno tutto nella stessa situazione di crisi sociale, ma è un Nord simbolico. Nel periodo del secondo dopo guerra la gente del sud partiva con le valige di cartone per cercare lavoro nel nord del nostro Paese, per esempio, nelle fabbriche della FIAT, adesso, invece, i giovani per avere un futuro scappano dall’Italia, emigrano in questo Nord metaforico, in un luogo il più possibile lontano dalla nostra realtà di corruzione, mafia e di falsa democrazia. Tra le rime di “Andiamo tutti a vivere al nord” è tuttavia nascosto un significato ben più profondo di quello che appare. Non è difatti un invito ad andare via dalla nostra terra, ma un invito a reagire, a combattere, a riprendere tutto ciò che anni di cattiva politica e corruzione ci hanno portato via.
Che cosa manca e qual’è la forza del rap italiano
Domanda semplice e complessa allo stesso tempo. Provo a rispondere. Premetto che nel passato ho sempre ascoltato rock, per quanto possa sembrare strano soltanto da qualche anno mi sono avvicinato al mondo del rap, pertanto le mie conoscenze in merito sono limitate.
Tuttavia posso affermare che a mio avviso è proprio la “cultura rap” che manca nel nostro Paese. In realtà in Italia non c’è una vera e propria cultura rap ‘storica’. I nostri brani stilisticamente sono una imitazione, molte volte anche buona, ma pur sempre imitazione delle canzoni rap americane. Insomma è come chiedere ad un pasticcere di New York cosa cambia tra la sua cassata ed una preparata da un collega siciliano: per quanto buona possa farla il primo è evidente che non sarà mai la stessa cosa del secondo.
Il rap da a chiunque la possibilità di raccontare la propria storia, sfogarsi, denunciare, senza essere per forza un talento della musica. Io ne sono la prova. Io sono la dimostrazione vivente di come una persona comune, che abbia cose importanti da dire, possa diventare famosa anche senza avere particolari doti artistiche canore. Questa è la forza del rap italiano, ed in genere del rap.
Progetti futuri
Ho da poco pubblicato il mio nuovo singolo #ungiovaneasociale che ha ottenuto un discreto successo. Insieme ai miei produttori di “flame creations lab.” abbiamo ancora molte idee e molti temi da affrontare, loro mi ripetono che bisogna procedere con calma e che per essere creativi bisogna realizzare soltanto quando si trova una forte ispirazione. Stiamo lavorando contemporaneamente a diverse cose, ma non voglio svelare nulla per il momento, continuate a seguirmi e vedrete che il ragazzo in giacca e infradito non vi deluderà!