Recensione a cura di Carmine Rubicco
Difficilmente ci si trova di fronte ad un disco che faccia “drizzare le orecchie”. Ancora più difficilmente se si parla di musicisti italiani e ancor più dura se si tratta di un “esordio”.
Il long playng di Giacomo Calabria ci riesce. Face the Odds stupisce fin dalla prima traccia. Si voglia le innumerevoli collaborazioni, la carriera alle spalle del nostro, i tempi odierni, ma il disco è quanto mai variegato. Energico e delicato, colorato e in bianco e nero Calabria, suoi i testi, mette in evidenza bene diversi aspetti dell’animo umano.
A fare da sfondo una indiscutibile tecnica che mai prende il sopravvento, anzi. Non di tratta di un disco prog. In realtà non è etichettabile in nessun modo neppure per poter dare un’idea di massima dei contenuti. C’è di tutto. Ma soprattutto c’è ottima musica, suonata, cantata, eseguita, trasmessa attraverso emozioni vivide e tangibili. Si passa da atmosfere decise e taglienti di Hold on, per arrivare a The spring and the torm pt 2 e il suo tappeto acustico e all’orientaleggiante Southern comfort.
Non esiste un brano che possa essere segnalato sopra gli altri. Omaggi e richiami sono parecchi ma mai stucchevoli. All’interno delle tracce ognuno può trovare riferimenti ad ascolti propri, ascolti che hanno caratterizzato il proprio percorso di ascoltatore. Anche in questo caso sono le atmosfere e le sonorità a parlare più che richiami diretti. Tutti i brani godono di luce propria e di una propria intensità.
Ottima la produzione, pulita ma senza troppi fronzoli. I suoni di ogni brano ben si adattano al clima delle canzoni così come le voci coinvolte.
Un disco che ad ogni ascolto svela qualcosa di nuovo, un dettaglio, un chiaro scuro, un’ombra fino a quel momento tenuta nascosta.
Un prodotto per amanti di tempi dispari ma non solo. Un disco per chi cerca nuove emozioni e ottima musica made in Italy.