Testo a cura di Pietro Cerquatti
Ne abbiamo sentite di tutti i colori su questa band, del resto la loro fama mondiale non conosce confini, va al di là anche della musica quando si tratta di legalità. Sembra passato un secolo da quando il 13 aprile del 2000 Lars Ulrich e compagni si eressero a paladini in una personale crociata contro la pirateria, all’epoca ne fece le spese Napster, il servizio allora utilizzato per lo scambio di materiale peer-to-peer.
A distanza di 16 anni, invece di preoccuparsi di tirar fuori dal cilindro un album degno della loro fama eccoli tornare sul piede di guerra, questa volta la loro vittima sacrificale è una band canadese denominata Sandman, nome ispirato alla canzone “Enter Sandman” contenuta nel “Black Album”. Come si evince dal nome si tratta di una band tributo ai Metallica. Vi chiederete e cosa avranno mai fatto di male per attirare l’attenzione dei four horsemen?
A quanto pare la pietra dello scandalo sarebbe il logo utilizzato dalla cover band che sembra essere identico a quello utilizzato dai Metallica per l’album “St. Anger”. Fatto sta, la cover band guidata dal cantante/chitarrista Joe di Taranto qualche giorno fa si trovava a London in Ontario per una esibizione, e si è vista recapitare un decreto ingiuntivo di ben 41 pagine. I legali dei Metallica chiedono di non usufruire più del suddetto logo incriminato perché essendo un marchio registrato è legato a molteplici attività di marketing e via discorrendo.
I paladini della “giustizia per tutti” hanno fatto la voce grossa come in passato contro la pirateria oggi per il loro marchio. Una cover band semi sconosciuta ne sta traendo giovamento in quanto notorietà, ma anche un azione legale che sicuramente non li vedrà vincitori, come spesso accade non sempre Davide può sconfiggere Golia specie se il gigante è tale perché più famoso, ricco e munito di schiere di legali pronti a tutto.
Tirando le somme stiamo assistendo all’ennesima disavventura di una band ormai lontana anni luce dai fasti musicali di un tempo, quando erano baldi giovani che combattevano il fuoco con il fuoco. Possibile che il successo e il dio denaro abbia mutato così tanto questi musicisti? A tal punto da farli scagliare anche contro un gruppo di ragazzi che non facevano altro che omaggiare i propri idoli.
Nonostante io covi dentro di me un sentimento di avversità verso le tribute band non oso immaginare quello che abbiano potuto provare quei musicisti canadesi quando sono stati contattai dai Metallica e dai loro legali. Invece di ringraziarli per aver diffuso le loro canzoni per il mondo e molto probabilmente avergli fatto incassare qualche soldo con i diritti d’esecuzione, li hanno minacciati per un logo, nel quale quei ragazzi credevano e sventolavano come vessillo della loro devozione. Sad but true!
Al momento della pubblicazione sono comparsi in rete dichiarazioni ufficiali con cui la band si è scusata con il gruppo tribute. Dal nostro punto di vista pare tanto una pezza messa ad una situazione già di per sè pessima da parte dei Metallica. A rigor di logica sembra poco credibile che un avvocato appartenente ad una macchina così perfetta come quella del gruppo di San Francisco abbia potuto muovere un dito senza l’approvazione generale. Forse sarebbe stato meglio tacere del tutto da parte di Ulrich and co.