Recensione a cura di Massimo Volante
Nel titanico “The astonishing” di ‘sorprendente’ non c’è nulla. Il disco comincia esattamente come ci si potrebbe aspettare: atmosfera ridondante che seppur prevedibilissima mette comunque voglia di scoprire cosa accadrà successivamente. E qui arrivano le note dolenti. Dal minuto 15 in avanti è un continuo di pianoforte e voce che sembrano essere un “Repet all”, nonostante le armonie in maggiore il risultato non è mai coinvolgente salvo qualche secondo qui e là. La resa migliore si ha nei tratti romantici, che il buon John sa esaltare come nessun altro. L’act 1 si consuma tutto così, e 80 minuti di pianoforte e voce soffiata sono decisamente soporiferi. L’act 2 regala qualche slancio in più che con le tonalità maggiori ricordano vagamente i Dream Theater di “scenesiana” memoria. Anche qui però mr. Rudess monopolizza le incisioni senza tuttavia sorprendere mai. Una continua sensazione di ‘già sentito’ avvolge tutte le sue parti. Sembra una versione di “Illumination theory” spalmata su “troppo pane”. Prima di oggi solo con Sistematic chaos sono state usate le parole: ” annoia a morte”. Un disco per fanatici e chi non conosce la band.