Recensione a cura di Carmine Rubicco
Scrivere e cantare testi in italiano non è cosa semplice per molti motivi. Se a questo ci aggiunge un fortissimo richiamo ai grandi del genere cantautorale il risultato rischia di non essere particolarmente accattivante. È il rischio che ha corso il nostro Marazzita con il suo Formule. Per arrivare al fulcro del disco e ad uno degli episodi migliori si deve avere la pazienza di aspettare la terza traccia. Pazienza perché purtroppo la voglia di spegnere prima del tempo è forte già a metà della seconda canzone. Il riferimento primo, diretto e assolutamente innegabile è il De Gregori nazionale. Confrontarsi con un si imponente personaggio non è banale e il più delle volte si rischia di uscirne sconfitti. Questo disco così è. La cadenza del cantato, i testi, l’intonazione, alcuni arrangiamenti e persino alcuni giri armonici sono troppo simili a quelli di De Gregori. Simili, soprattutto i testi, ma senza averne la forza e il trasporto poetico. I due scorci migliori sono appunto quelli in qui Marazzita è semplicemente se stesso, ossia Desktop, Mancanca e Tutto ci scorre addosso con il suo andamento jazzato, il che è un peccato visto l’ottimo lavoro a livello di arrangiamenti e di produzione.
Un disco che potrebbe piacere agli amanti del genere che non si annoiano ad ascoltare il già sentito.