Recensione a cura di Carmine Rubicco
Il film sulla carta e dalle premesse sarebbe potuto essere un deciso salto in avanti per il cinema italiano al di là dai “soliti” maestri.
Prendere i migliori film di fantascienza degli ultimi 10 anni, mixarli con le ultime tendenze fumetti e videogiochi oriented e far muovere il tutto su un nuovo terreno comunicativo, è stato un deciso colpo di genio. Peccato che il tutto si perda nelle troppe lacune del film. Non è sufficiente prendere due dei più noti volti di youtube come Federico Clapis e Favij per avere assicurato il successo.
E così la lentezza, la monotonia, la mancanza di caratterizzazione dei personaggi, i buchi narrativi fanno a pezzi un potenziale best seller. Così Matrix, Gamers, Assasin creed’s, Tron, per citare solo i film, e Call of Duty, Uncharted, Dance Dance, GTA, per i video games, vengono presi e banalizzati, smontati pezzo per pezzo. La trama di per sé, se letta come uno scritto, avvince e funziona. Due amici, classici disadattati adolescenti che cercano di creare la propria realtà e identità attraverso i video giochi, si infilano in un’avventura che si scopre essere più grande di loro. Uno dei due crea un gioco capace di inviare nell’universo virtuale l’anima del giocatore. Peccato che non sia stato il solo ad averci pensato e ad essere entrato nel “multiverso”. Le stesse scene d’azione, le parti meglio riuscite del lungometraggio, si perdono per mancanza di ritmo e coinvolgimento dello spettatore. Non bastasse, a questo si aggiunge una pessima interpretazione dei nostri, deboli in diversi punti. La migliore da questo punto di vista risulta la giovane Jennifer Mischiati, personaggi che se pur “secondario” gioca un ruolo fondamentale, anche se non spiegato nei dettagli, nella rinascita di Lapis.
In conclusione Ryian Travis, il regista, ha sicuramente perso un’ottima occasione per fare qualcosa di buono. Occasione persa per scimmiottare ciò che di successo ne ha già avuto creando un puzzle di videoclip dove non tutti i pezzi coincidono perfettamente. Un peccato aver bruciato in una maniera così banale un’idea diversamente forte e accattivante.