Recensione a cura di Carmine Rubicco
Tra The Cure e Screaming trees con venature garage anni ’90 e post grunge richiamando i Soul Asylum. Così si potrebbero dare delle direttive per orientarsi nell’ascolto dell’esordio di questo quintetto bresciano. Considerando il breve periodo trascorso tra la creazione della band e l’uscita di questo ep si potrebbe urlare alla concretizzazione della famigerata magica alchimia che molti gruppi cercano. Loro l’hanno trovata. Nei cinque brani contenuti nel disco si passa appunto da atmosfere dark a cavalcate elettriche caustiche e taglienti per sfiorare frangenti acustici delicati e sognanti. Tutto collegato dalla voce e dai testi di Alessandra Testoni. Nessuna pecca in questo primo passo verso il mercato musicale. Nessuna nota fuori posto. E per una volta una voce che ben si adatta la genere e alle canzoni. Nessun virtuosismo ma pura voglia di suonare. Nessuna sfuriata iper tecnica ma solo gran gusto in fase di song writing. Buona produzione e ottima scelta dei suoni, vintage ma non troppo. Se non ci fosse scritto che sono italiani non si farebbe fatica a credere che possano arrivare da qualsiasi altro paese dove la musica è decisamente ben fatta.
Uno disco quello degli Hidden Hind non per nostalgici nineties ma per chiunque cerchi nuova linfa e modalità espressive finalmente fresche.