Testo a cura di Carmine Rubicco
“Bene o male, purché se ne parli”, diceva Oscar Wilde e Dolcenera ha fatto propria questa strategia di marketing in maniera assolutamente ottimale. Dopo il suo debutto a The Voice la rete non fa che parlare di lei. Ed è un tipo di pubblicità che non si acquista, ma certo si può pianificare.
E qui il dubbio.
Le uscite della cantante sono sue o risponde semplicemente ad “esigenze di copione” appositamente scritto per un carattere (inteso come personaggio) come il suo? Il battage e il ping virtuale che stanno avendo le sue uscite e le sue sparate fanno pensare alla seconda ipotesi.
Del resto sono decenni che la tv ci ha abituati a personaggi più che a persone. E sono tutti espedienti che hanno funzionato. Non per citare sempre i soliti noti, ma il Grande Fratello insegna molto bene. E non solo quello spettacolo.
Perché nel caso di The Voice dovrebbe essere diverso? Soprattutto, il pubblico medio, tutti coloro i quali hanno speso parte del loro tempo per seguire e commentare le peripezie della cantautrice pugliese, come possono credere nell’assoluta veridicità della trasmissione? Come possono dire la propria su un copione già scritto? Ogni frecciata, ogni commento, ogni pensiero, ha sortito esattamente l’effetto desiderato: creare un personaggio e offrire al pubblico il pane delle polemiche senza fine.
E così va di nuovo in scena un gineceo, un ginepraio di persone, uomini e donne isterici, urlanti che si schierano ora dall’una ora dall’altra parte in un confronto generazionale trasversale. Via libera all’onnipotente e onnipresente qualunquismo, al senso di onniscienza finalmente liberato e che pervade la società attuale. Tutti possono dire tutto su tutto.
Intanto fuori dalla finestra scorre un mondo completamente diverso dove il guinzaglio dei padroni di quando in quando si allenta per dare la sensazione di respirare liberamente e di poter andare ovunque si desideri.
Forse è meglio continuare a commentare immagini e frasi preconfezionate piuttosto che pensare alla propria libertà limitata.