Testo a cura di Carmine Rubicco
Sarebbe potuto essere un successo… ma non lo è
Il remake di Ghostbusters è una schifezza.
Togliamo subito ogni dubbio sulla più piccola possibilità che il lungometraggio possa avere una pur minima possibilità di apprezzamento. Il solo paragone che potrebbe rendere l’idea è con il più che pessimo film su Dylan Dog made in Usa.
Perlomeno la pellicola sull’indagatore dell’incubo era brutta. Ghostbusters neppure quello. È un film semplicemente inutile. Non fa ridere, non ha ritmo, non ha suspance, i personaggi sono la bruttissima copia degli originali. Eppure l’operazione all’apparenza non sarebbe potuta apparire non così difficile.
C’era già tutto. Sarebbe stato sufficiente una spolveratina con le possibilità del cinema contemporaneo. La stessa idea di girare tutto, ma proprio tutto (ogni personaggio maschile dell’originale è donna e viceversa), al femminile sarebbe potuta essere stata sfruttata meglio. Inutile fare paragoni inesistenti sui protagonisti, pur lodando l’interpretazione delle attrici. Del film dell’84 c’è un pallido ricordo. Trama a parte, discutibile su alcuni aspetti, manca tutto il resto. Soprattutto manca la parte ironica. Ci sono dei tentativi ma cadono nel vuoto assoluto. Se proprio si vuole trovare un aspetto “positivo” della pellicola è l’accentuato richiamo alla manipolazione delle informazioni da parte del potere.
Per salvare il film non basta neppure la scusa delle nuove generazioni che non avendo vissuto il primo si potrebbero appassionare a questo. Si sottovaluta l’intelligenza dei giovani di oggi.
Una sola domanda resta senza risposta, a parte il perché ci sia stato un cotale spreco di risorse per un’operazione fallimentare. E la domanda è: Bil Murrey, Ernie Hudson e Annie Potts quando hanno accettato di comparire nei cameo, sapevano a cosa stessero prendendo parte? Se si hanno poi visto il film o se ne sono guardati bene dal farlo?