Recensione a cura di Carmine Rubicco

Questa sesta fatica dei veneti Captain Mantell può essere considerato il disco più duro, pesante e scuro della band. Per chi li conosce è un cd che può riportare ai tempi del loro Bliss. Per chi non li conosce le cose si complicano perché descrivere il sound dei nostri non è semplice. Il primo riferimento stilistico riscontrabile è il così detto Seattle sound non grunge che comprendeva nomi quali My sister’s machine, Skin Yard, Melvins e via discorrendo. Accanto a questi vanno poi posti gli Smashin Pumpkins più pesanti e i Soundgarden più oscuri. Ma non finisce qui. Tutto ciò è miscelato con passaggi stoner e condito con un sassofono a la John Zorn. Insomma un pantagruelico mix musicale che tuttavia crea una personalità ben definita innovativa e fuori dagli schemi. Non va dimenticata poi l’indole sperimentale dei Captain Mantell, meno presente che in altri loro dischi, ma comunque viva. Alla stessa maniera è stata notevolmente ridotta la componente elettronica e tecno che fa capolino solo qua e là. Nell’insieme Dirty white king è un disco pesante per sonorità ma non ostico nell’ascolto nonostante i cambi di atmosfera e i passaggi al limite del noise. Un cd da ascoltare a più riprese per riuscire a coglierne tutte le sfumature e carpirne lo spirito. Una band assolutamente da conoscere e seguire se si cercano combinazioni inusuali e personali sorrette da ritmiche non canoniche e passaggi spiazzanti.

TRACKLIST
1.Dirty White King
2.The Invisible Wall
3.Stuck In The Middle Ages
4.Worst Case Scenario/Alone
5.Blood Freezing
6.Livor Mortis
7.Let It Down
8.Inner Forest
9.Days Of Doom
10.In The Dog Graveyard
11.Even Dead
12.And Nothing More To Come… Maybe

LINE-UP
Tommaso Mantelli – Guitars and Voice.
Sergio Pomante : Sax.
Mauro Franceschini : Drums.

URL Facebook
https://www.facebook.com/captainmantell

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