Recensione a cura di Carmine Rubicco
Di questo Crepa cuore, prova dei Presidenti a tempo perso, si può salvare il nome della band e l’impegno profuso per la registrazione. Per il resto, nulla cosmico. Musicalmente si tratta di indie/folk.
Di quello brutto però. Fatta salva la produzione, ormai divenuto uno standard che sia molto buona, il disco nelle sue sette tracce non ha arrangiamenti, non ha melodie valide, non ha testi, esclusivamente in italiano, incisivi o degni di nota, tutt’altro.
Per rendersene conto è sufficiente un brano su tutti, Sollevamento. A peggiorare le cose c’è la ripetitività dell’inizio delle canzoni. Nel suo insieme, per come si presenta, più che di un prodotto finito sembra di essere di fronte ad un demo di annotazioni da sviluppare in un secondo momento.
Non che i brani di per sé siano brutti, potrebbero anche essere interessanti se solo fossero stati scritti nella loro interezza e non solo abbozzati.
Non si può neppure parlare di tecnica o capacità compositiva perché non si ha il tempo di capire se sono presenti o meno. Il colpo di coda, il momento di acume e completezza è l’ultimo brano, Attico.
Qui si iniziano ad intravvedere trame sonore, intrecci di qualche tipo, cambi di atmosfera, anche il testo migliora. Tuttavia non basta a sollevare un prodotto di per sé poco incisivo e decisamente immaturo.
In conclusione molto proababilmente i nostri hanno avuto un po’ troppa fretta di registrare e pubblicare qualcosa, senza aspettare che le idee maturassero e prendessero forma.
L’impegno c’è, la via stilistica è ben chiara, ma manca ancora tanta strada da fare prima di riuscire a raggiungere i traguardi che la band si è chiaramente prefissati. Un disco che si perde immediatamente.
Tracklist:
1. Preludio
2. Tutto tace
3. Sollevamento pesi
4. Ottovolante
5. Rottami
6. Rottami (Reprise)
7. Attico