Recensione a cura di Carmine Rubicco
Alberto la Neve non si ferma mai. Questa volta meta del suo viaggio musicale, intrapreso in compagnia del chitarrista Francesco Mascio, è l’intero mediterraneo. E così come è variegato e diversamente colorato il mondo che si affaccia su mare nostrum, allo stesso modo è questo disco. Non si tratta assolutamente di un lavoro per ‘palati delicati’ o abituati a musica che si decifra dopo due ascolti.
Non è questo il caso, tutt’altro. Partiamo dal fatto che è un disco quasi completamente strumentale e retto su solo due strumenti. Già questo aspetto offre uno spaccato della complessità dei brani e delle sonorità. A questo si aggiungano l’utilizzo di armonie non proprio familiari, e il gioco è fatto.
Il primo brano che propone un intervento canoro è Cano, il terzo del disco, grazie a Saho Babucar. Come detto, questo se non complica ulteriormente l’ascolto, certo non lo semplifica. Medesimo discorso vale per Sognando un’altra riva, che vede la partecipazione di Ali Mhagag, una lunga cavalcata arabeggiante. L’ultimo intervento in tal senso è affidato invece a
All’interno del disco sono talmente tante e variegate le sfumature che è impossibile descriverle tutte. Una cosa è certa, non è un disco semplice nè tantomeno immediato. Spesso i due musicisti lambiscono il confine con la sperimentazione e il free jazz. Questo semplicemente a ‘dimostrazione’, come se ce ne fosse bisogno, dell’altissima preparazione dei due.
In conclusione un cd non per tutte le orecchie, consigliabile a chi ha già nelle orecchie sonorità eterogenee ed è in cerca di qualcosa che possa in qualche modo offrire una sintesi di tali sonorità o aprire la strada, anche attraverso dissonanze, a suoni differenti.
Un disco che resta in ogni caso avvolgente come possono essere le onde del Mediterraneo e caldo come le terre che su di esso si affacciano.