Recensione a cura di Carmine Rubicco
E’ davvero un debutto interessante quello di Stefano Scuro, in arte Scuro. Stilisticamente è un prodotto pop molto contemporaneo, sia come soluzioni melodiche sia come suoni.
I testi sono rigorosamente in italiano, ben composti ed eseguiti. La produzione è impeccabile, tutto è al posto giusto. Forse è questa l’arma a doppio taglio rischiando di appiattire le composizioni su un piano troppo simile. Ma si tratta di limite di genere. Il nostro fa un egregio lavoro con la voce, non certo eclatante ma che ben si presta al contesto.
I brani risultano molto caldi, metropolitani, notturni, introspettivi.
Un disco che ai rockettari probabilmente non piacerà ma che potrebbe trovare il proprio pubblico tra gli estimatori della musica italiano più recente e tra i giovanissimi. Un insieme di canzoni che scivola via senza pretese.
Un disco che potrebbe intraprendere tre strade, o perdersi nel marasma di cantautori che cantano d’amore, seppur con una certa classe, o riuscire a trovare una nicchia in cui potersi incastrare e trovare uno zoccolo duro di seguaci, o essere il fenomeno di un’estate.