Credo che poche volte il titolo di un disco sia mai stato così azzeccato. Hyde, show yourself, di Danilo Gallo, riassume perfettamente il contenuto del cd. Di base un mix tra free jazz e sperimentazione, di quando in quando fa capolino una linea melodica che dice qualcosa dell’autore.
L’intero lp è un perenne nascondersi e disvelarsi, scomparire tra passaggi dissonanti, poliritmici, dodecafonici, per poi ricomparire per qualche battuta. Continui chiaro scuro, cambi di strumento dominante, se così si può dire visto che spesso sono tutti dominanti… contemporaneamente. Un disco assolutamente difficile e per questo aperto a diverse interpretazioni. Ognuno nei brani potrà trovare la chiave di lettura che meglio crederà.
Certo, nessuna canzone, forse, si potrà trasformare da brano oscuro e claustrofobico, a solare e aperto. Ma non offre letture obbligate, come libere sono le canzoni da vincoli melodici e strutture precostituite, in piena tradizione free jazz. Capacità tecnica e preparazione teorica inequivocabile per tutti i componenti della band. Una menzione particolare va alla batteria, sempre in movimento, mai invasiva pure quando particolarmente incisiva. Ottima la produzione, asciutta, minimale per la dare la giusta enfasi agli strumenti.
Indicare un brano sugli altri? E come si fa? Il disco è talmente complesso che anche nei brani più lenti nasconde mille ‘insidie’ ritmiche e teoriche.
In conclusione un disco consigliato ma con riserva, e non certo per la qualità della proposta. Consigliato a chi cerca percorsi stilistici assolutamente unici, dissonanti, difficili da seguire, ma che in ogni caso fanno viaggiare. Ed è un bel viaggio su terre ostiche e, se non inesplorate, certo visitate da pochi. Una cosa è certa: i neofiti capiranno che free non vuol dire mancanza di padronanza o sensibilità, al contrario. Se mancano queste due componenti il free non ci potrebbe essere.