Ridatemi il mio corpo
Capitolo 15
‘Ragiona vecchio’, sussurra una vocina nella testa mentre non rinuncia ad accendersi una sigaretta. ‘il corpo di quella povera donna è stato completamente straziato. Ammettendo che abbia fatto tutto questo casino da solo, come ha fatto a fuggire trascinandosi dietro i pezzi di cadavere? A meno che non abbia commesso il delitto molto tempo prima e poi con l’aiuto dei detonatori ha creato un ulteriore diversivo. E’ strano però. Non ha mai avuto bisogno di distogliere l’attenzione dai delitti. Ha sempre agito nell’ombra senza alcun problema e far accorrere qui tutte queste forze dell’ordine non aiuta certo l’anonimato’. La strada e la folla davanti non hanno contorni. I pensieri fluiscono portando avanti ogni passo. ‘Non è passato molto tempo da quando ha commesso il fatto – la sigaretta non si è mai accesa – il sangue era ancora fluido. E se in realtà le esplosioni lo avessero ostacolato? Se si trattasse di due azioni indipendenti? Se così fosse davvero non può essere lontano e soprattutto non potrà essere fuggito portandosi dietro il bottino. Deve averlo lasciato da qualche parte. Questi posti hanno un collegamento diretto con i vigili del fuoco e con la milizia. I sistemi di sicurezza scattano al primo problema. L’allarme sarà entrato in azione alla prima esplosione. Da allora all’arrivo dei primi mezzi potranno essere trascorsi non più di cinque minuti. Un po’ pochi per darsi alla fuga senza problemi. Di certo avrà approfittato della confusione per allontanarsi ma ci sono troppi miliziani in giro e troppi posti di blocco per trasportare qualsiasi cosa senza essere notati. Ma da che parte sarà andato? Per perdersi nella città non ha avuto il tempo. Avrà dovuto cercare un posto tranquillo dove poter lasciare il fardello e, se non aspettare che le cose si calmassero, che gli desse la possibilità di fare lo spettatore ignaro anche in caso di controllo. L’unico posto che viene in mente, facilmente raggiungibile e certamente non passato al setaccio, per ora, è il cimitero degli automezzi oltre il muro di cinta, alle spalle delle fiamme. Il problema è che è un’area troppo vasta per poterla controllare da solo. Senza contare che con questa pioggia sarà scomparsa ogni traccia di passaggio. Se così fosse e, se le cose gli sono andate bene, dovrebbe essere riuscito a tornare tra la folla. Magari in questo momento mi sta passando accanto…’. La gente continua ad accalcarsi attorno alla zona della fabbrica. Il cordone di miliziani non riesce a fermare l’affluenza di curiosi. Il palazzo col cadavere è stato blindato. Agli inquilini del piano è stato intimato di non uscire dai loro appartamenti. Agli altri è stato proibito di avvicinarsi al piano. Tutto sotto controllo. ‘Il bastardo può avere avuto il tempo e i mezzi per poter nascondere gli arti ovunque. Non può essersi allontanato molto. E’ l’unica pista che ho pur considerando l’attentatore e il killer lo stesso uomo’. Come un fulmine, improvvisamente, si ricorda del buon Philip. ‘Per fortuna – pensa – neppure questa volta è lui il cadavere’. Così pensando le gambe lo portano verso il muro di cinta che separa la città dal cimitero. La megalopoli ha inglobato l’area naturalmente non modificandone le finalità. Oltre i confini del camposanto degli automezzi un bosco posticcio copre i resti di una vecchia centrale elettrica che sfocia sul mare. Il corso del fiume che l’attraversava è stato dirottato. Le acque interrate e acquistate da una delle tante multinazionali dello stato.