Così come è difficile riuscire a definire il post punk, così è per Seaside l’ultimo lavoro dei Letatlin che in questo genere si inseriscono a pieno titolo. Ci sono tutte le caratteristiche del caso. Prima fra tutte la sperimentazione, seguita a ruota dal crossover con l’elettronica, una spruzzata di musica d’avanguardia, un orecchio teso ai Clock DVA e al kraut rock.
Pur se sono stati tralasciati i lidi più sperimentali e di rottura con la forma canzone canonica, i nostri offrono un disco tutt’altro che semplice. Caustico, spigoloso, acido, psichedelico, a tratti gelido. Certo non adatto a tutte le orecchie. Non è sufficiente amare certi suoni distorti, taglienti, tipici del garage. Si deve essere abituati anche a melodie non scontate, rasoiate noise, cambi di rotta repentini.
Si deve uscire dalla confort zone che ci fa avvicinare ad un disco in cerca di melodie o chitarre iperdistorte per perdersi in un mare di note, di suoni e ‘rumori’. Le radici dei nostri affondano nel punk, nella new wave, nel dark più acido. E ben ne hanno assimilato le lezioni portandole ad un livello successivo. I Letatlin portano avanti bene quella che è una vera tradizione post punk italiana accostandosi a nomi altisonanti come Bisca, Gaznevada, Kaos Rock.
A livello di produzione il disco offre dei suoni puliti, distinguibili che bene fanno emergere le qualità delle canzoni. Non ci si perde in accozzaglie indistinguibili di rumore. Anzi. Il livello tecnico va ricercato nell’insieme dei brani, nella scelta dei suoni, delle melodie.
In conclusione questo Seaside é un disco consigliato soprattutto a chi ha la capacità di avventurarsi su terreni dissestati, non comuni, oscuri, dove ci si può imbattere nelle proprie paure, in sensazioni anche scomode o disturbanti ma che fanno parte di un viaggio all’interno dell’animo umano. È un disco che ha bisogno di molti ascolti e che non può, almeno inizialmente, fungere da semplice sottofondo.
OTTIMO PEZZO
Grazie mille!