magazzino san salvario

Un buon disco di ‘pop rock’ italiano quello dei Magazzino san Slavario. Detta così non significa molto. Per spiegarlo meglio si potrebbe fare un esempio: è come se i Lunapop si fossero fusi ai Negrita. Abbastanza pop da rimanere orecchiabili ma con suoni e strutture che richiamano il rock/blues. Senza tralasciare l’aspetto cantautorale che fa capolino di quando in quando.

Numerose le collaborazioni con artisti più o meno conosciuti quali: Federico Sirianni e Renato Tammi, e dai cori di Roberta Bacciolo, Elena Bacciolo e Robertina Magnetti.

Quanto sopra non significa che il disco della band torinese sia brutto. Anzi. È molto gradevole. Senza pretese. Ritornelloni easy linstening, per questo facilmente memorizzabili. Strumentalmente ai nostri non manca nulla. Buona tecnica, ottima padronanza, suoni azzeccati. Tra i 10 brani da segnalare Oceano Mare, un blues con cori gospel a fare da supporto.

Attenzione particolare meritano i testi, in italiano. Mai banali, accurati e ben cantati, oltre che ben scritti. Perfettamente in linea con il lavoro nel suo insieme.

Tirando le somme: Magazzino san Salvario è un disco indirizzato a chi è in cerca di leggerezza, di brani aperti, non troppo impegnativi. Un disco che può fare da sottofondo ad una sonnolenta domenica pomeriggio ridonando un po’ di energia in vista del lunedì.

Un ultima annotazione: la band nel presentarsi si definisce ‘grunge’ cantautorale… ma gli elementi grunge quali sono? Di certo mi sono sfuggiti.

Tracklist:

Pesci rossi

Europa chiama Italia

Cose che non ti ho mai detto

Abecedario

Oceano mare

Cavernicoli

Addominali

Voglia di vivere

Chiamami Alfredo

L’altra metà

3 pensiero su “Magazzino san Salvario, il debutto. Ma il grunge?”
  1. Grazie Direttore per la recensione… Mi spiace solo per quel “senza pretese”… Ti assicuro che di pretese, aspettative e fatiche invece ce ne sono tante!!! Come se scrivere dei bei ritornelli orecchiabili fosse una colpa, o fosse sinonimo di poco spessore!!! Detto questo, solo una precisazione, dal momento che ti poni la domanda: il termine “grunge” per noi ha un significato che va ben al di là delle sonorità musicali. Rappresenta invece un modo di intendere la musica, essenziale e senza inutili fronzoli, in grado di riportare al centro l’idea di canzone. Un bel pezzo funziona anche se eseguito “voce e chitarra”, senza basi arrangiamenti e post produzione. In questo ci sentiamo molto “grunge” ed insieme cantautorali. Spero di aver chiarito.
    Grazie ancora per l’attenzione!!!
    Stefano Caire

    1. Ciao Stefano,
      grazie per le precisazioni.
      Mi permetto di chiarire ciò che, evidentemente, ho espresso male.
      Il ‘senza pretese’ non significa banale. Vuol dire che non vuole dimostrare nulla a nessuno. Avete suonato ciò che vi siete sentiti e non qualcosa per fare colpo o particolarmente intricato a livello tecnico.
      Non è assolutamente facile scrivere ritornelli orecchiabili e, suonando a mia volta, conosco bene la fatica, le aspettative e ‘pretese’ dietro un disco.
      Non è una cosa che riesce a tutti scrivere ritornelli orecchiabili.
      Sul termine grunge, ti ringrazio nuovamente per il chiarimento, pur rimanendo dell’idea che sono diversi i parametri per potersi definire tali.
      Grazie per il tempo dedicato alla recensione e ai chiarimenti.
      Carmine

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