Le parole di Lorenzo Nava creatore del progetto
Lorenzo Nava, mastermind degli StreetLore, in questa intervista a Tempi Dispari, racconta del nuovo disco (qui la recensione), di come è nato il progetto, e cosa avrebbe fatto se non avesse fatto il musicista. La risposta potrebbe sorprendere i più, ma, mai dire mai.
Una presentazione per chi non vi conosce.
Prima di tutto, ciao a tutti e grazie per questa intervista, sono Lorenzo, mastermind di StreetLore, da sempre amante della musica.
Ho cominciato a suonare in tenera età, nonostante il mio strumento “ufficiale” sia la tastiera, i miei primi passi li ho mossi studiando e suonando lo strumento a sei corde, ma il richiamo per i tasti d’avorio è stato troppo forte, e quindi dopo i due anni dedicati alla chitarra, ho studiato pianoforte per 3 anni in una scuola di musica locale, nella bellissima Brianza, nella quale tutt’ora vivo.
Prima di entrare nel dettaglio del vostro lavoro, perché l’AOR? Che cos’ha per voi, che altri generi non vi danno?
L’AoR è sempre stato il mio genere preferito, anche se non ho mai apprezzato molto le “etichette“ in merito di musica, probabilmente perché sono cresciuto con questa musica, e devo ringraziare mio fratello Luca.
Nel lontano 1985 infatti, quando io ero un bambino (considerando che sono nato nel 1980 e lui qualche anno prima di me) insieme nella nostra cameretta ascoltavamo tanta musica e soprattutto ‘quella’ musica: dai Bon Jovi ai Guns and Roses, per passare ai Kiss ed agli Skid Row per culminare con gli Europe, nostro gruppo preferito.
Nonostante fossi così piccolo in quel periodo ricordo che, quando ascoltai quel micidiale intro di “The Final Countdown”, dissi a me stesso: “un giorno anche io suonerò la tastiera”, ed eccomi qui.
Credo che l’AoR abbia quel quid in più, che le sue melodie sanno elargirti, tanto da provare delle emozioni che in altri generi, personalmente, non ho mai riscontrato. Sono comunque un ascoltatore di musica a tutto tondo. Anche il tanto “detestato” grunge (per la maggior parte di chi ascolta AoR) ha delle sue peculiarità che per altri motivi apprezzo.
Per fare un esempio, adoro gli Alice in Chains, gruppo che in quel genere per me non ha eguali.
Come è nato il disco
Il progetto è nato nel 2018, grazie all’incontro che feci con Pierpaolo “Zorro” Monti, A&R di Burning Minds Music Group.
Si parla dell’anno 2013, quando pubblicò il bellissimo “Charming Grace” per il quale mia moglie Antonella Aeglos Astori, progettò l’artwork e li fu l’occasione giusta per incontrarci di persona.
Quando feci ascoltare a Zorro alcune bozze di canzoni che negli anni avevo scritto ma che mai presero “veramente vita”, mi propose con estremo entusiasmo di produrre il disco; da qui si mise in moto tutta la “macchina organizzativa”.
Inizialmente ci fu l’incontro con Stefano Gottardi manager dell’etichetta, che senza indugi accettò anche lui con entusiasmo di promuovere StreetLore.
Cominciammo così ad arrangiare le canzoni partendo da quelle già scritte e scrivendone altre, e grazie al fondamentale contributo dei musicisti di tutto rispetto coinvolti che non finirò mai di ringraziare per la loro amicizia e professionalità, siamo giunti alla pubblicazione di StreetLore.
Non da meno è stato il fondamentale il contributo di Peter Darley nella correzione grammaticale dei testi, essendo romanziere di madre lingua inglese, ma soprattutto amico e collaboratore della Burning Minds Music Group e fervido amante del genere AoR.
Insomma senza la lungimiranza ed invidiabile determinazione di Zorro, con molta probabilità StreetLore non avrebbe mai visto la luce.
Spesse volte è difficile per band riuscire a trovare collaborazioni, nel disco ce ne sono svariate, da dove provengono?
Come dicevo, è stato fondamentale il contributo di Pierpaolo “Zorro” Monti il quale, essendo da sempre un amante di questo genere, ha accumulato oltre ad un’invidiabile esperienza nel campo musicale, anche tantissime conoscenze che hanno permesso di portare a termine il progetto.
Nei vostri testi quanto hanno influito le esperienze personali e culturali, intese come libri e film.
I testi di SteetLore narrano in toto le esperienze mie personali. Mi piace immaginare il disco come un diario trasformato in musica. Ogni canzone ha dei riferimenti al passato ed a quello che ho vissuto fino ad ora, ergo riferimenti a libri e film non ce ne sono, anche se sono un lettore accanito di libri thriller/psychothriller.
Siete stati influenzati anche da band italiane? Quali?
Come detto in apertura di intervista, il mio punto di riferimento è stata sempre la Scandinavia, con gli Europe. La musica che proviene da quelle lande ha sempre avuto qualcosa di magico, che probabilmente si respira nell’aria, perché per me è incredibile pensare come, negli anni, siano arrivati gruppi top, anche non in ambito AoR, e continuano a prendere vita senza mai tradirne le attese.
A livello italiano, ci sono state band negli anni passati, parlo degli anni 80 e nei primi 90, che hanno pubblicato dischi che ahimè, ho conosciuto solo con il tempo, anche per un fatto squisitamente anagrafico, per cui inevitabilmente hanno certamente influenzato anche se solo marginalmente.
L’ultimo disco che avete ascoltato e che vi ha entusiasmato
Senza indugi ti dico “Back in the game” degli spagnoli 91 Suite, per me uno dei dischi più belli usciti quest’anno. Senza cali, con arrangiamenti davvero gradevoli e mai banali. Tra l’altro Jesùs Espin, cantante della band ispanica, ha elargito la sua voce su “Aeglos” unica ballad di StreetLore, con una prestazione sublime, ascoltare per credere!
Si scrive musica perché?
Per me scrivere la musica (oltre al running) è terapeutico, perché come già accennato, le canzoni per lo più parlano di esperienze di vita vissuta, oltre che al piacere di suonare lo strumento musicale e condividere l’amore per la musica.
Aggiungo anche che la continua ricerca di nuove melodie, nuove linee vocali, sono davvero stimolanti.
Una domanda che non vi hanno mai posto durante un’intervista ma che vi piacerebbe vi venisse sottoposta (e relativa risposta)
Questa è un’ottima domanda, e la risposta potrebbe farvi sorridere ma così è: la domanda potrebbe essere
“Cosa avresti voluto fare nella tua vita se non avessi suonato la tastiera”
Ammetto di essere amante della cucina ed adoro letteralmente mettermi ai fornelli e sperimentare varie ricette.
Con il senno di poi, valutando quanto sia progredita la cucina tanto da avere intere programmazioni e canali dedicati in tv, sarei potuto diventare celebre grazie ai miei piatti e non alle note scritte sul pentagramma, ma come si dice ‘never say never’, giusto?
D’altronde, se ripenso a come il sogno StreetLore s’è avverato, perché mai dovrei pormi dei limiti?
La scrittrice statunitense Eleanor Roosvelt affermò che “il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” ed io seguirò strenuamente questo prezioso consiglio che condivido e sposo a pieno.
Domanda Tempi Dispari: se foste voi ad intervistare, immaginando anche di avere una macchina del tempo, chi vorreste intervistare e cosa gli chiedereste.
Indubbiamente Steve Lee, compianto cantante e leader degli svizzeri Gotthard, anche se in realtà ho avuto la fortuna di poterci scambiare due parole, nel lontano 2005, quando dopo un concerto per promuovere “Lipservice” si fermò per i classici saluti e scatti fotografici post concerto.
Non credo che avrei domande da rivolgergli, ma gli direi semplicemente grazie per tutta la bellissima musica che ha scritto e che ci ha donato.
Un saluto ed un invito a chi vi legge
Saluto tutti i lettori di Tempi-Dispari, e spero che le note di StreetLore possano entrare nelle vostre playlist accompagnandovi in qualsiasi momento della vostra vita.
Keep on Rocking!