“Se la libertà di espressione significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire.”
Cosa può c’entrare una citazione di George Orwell con la recensione di una canzone?
Parecchio, se quella canzone deriva dall’espressione massima di un concetto: la libertà di parola.
E’ in questo modo che l’affronta Rocco, cantautore (autodefinitosi CantauNtore) con il suo nuovo singolo, disponibile sulle piattaforme digitali: Storia di Mario Bianchi.
Rocco non è nuovo alla musica, tantomeno ai temi sociali: di origine emiliano-romagnola, ha messo per la prima volta le mani su uno strumento musicale in tenera età, specializzandosi negli anni nell’utilizzo della chitarra e lasciando crescere con la sua abilità compositiva il suo stesso stile, riscontrabile nelle liriche irriverenti e satiriche.
Coraggioso nella sua sfrontatezza, non si è tirato indietro nemmeno quando il suo singolo trattante il tema della pandemia ha fortemente diviso il suo gruppo di lavoro ed ha continuato ad andare avanti, a voce alta e con più di qualcosa da dire.
Un alchimista culturale, così si definisce. E come gli alchimisti medievali Rocco riesce a prendere pizzichi di cronaca, storie di vita, pensieri liberi e attualità riuscendo a sublimarli in un mix trascinante di brani senza filtri, nel tentativo perfettamente riuscito di analizzare pezzi di storia umana, portandoli alla luce nella loro interezza, ombre comprese.
Storia di Mario Bianchi affronta il tema delicato del razzismo, ma da un punto di vista decisamente più satirico e lo fa con liriche scritte fuori dai denti che portano un messaggio e una riflessione importante: è davvero negando e censurando parole ora scomode ma un tempo di normale fruizione che la nostra società potrà evolversi e andare avanti?
Al fittizio signor Bianchi viene imposto di cambiare il suo cognome, giacché nella società moderna non devono esistere differenze di sorta per quanto riguarda i colori, venendogli imposto il cognome di “Color Neutro”.
Ma è giusto appiattire a tal punto una società in nome di un’eguaglianza che si può perfettamente raggiungere con altri mezzi?
Cambiare le parole e sostituendole con altre servirà davvero a cambiare la testa delle persone?
La risposta di Rocco è semplice e diretta tanto quanto la musica che accompagna le sue liriche sfrontatamente divertenti: NO.
Il mondo e la società hanno bisogno di cambiamenti ben più incisivi di prediche e ipocrisie nascoste dietro le parole altisonanti di scienziati e prelati.
Ancora una volta, il cantauNtore ci fa venire voglia di ballare e riflettere allo stesso tempo: un ottimo risultato, degno di un alchimista.