I Motivi per litigare, sono molti ed eterogenei. Dall’insieme delle loro esperienze musicali e di background nasce un suono ibrido e per questo unico. Testi in italiano che riguardano la società e ‘essere umano nel suo più profondo io. In questa intervista svelano il lavoro che si cela dietro la loro ultima fatica discografica (recensione), la loro idea di musica, cosa pensano del panorama contemporaneo.
Una presentazione per chi non vi conosce
Siamo Motivi Per Litigare, una band formata da 5 musicisti e un rapper che canta. Di solito ci presentiamo così…
Domanda ovvia che vi avranno fatto decine di volte, ma inevitabile: da dove arriva il vostro nome?
Il nome Motivi Per Litigare ha una storia lunga alle spalle, ma diciamo sempre che lo abbiamo scelto perché Cose Marroni non ci sembrava appropriato, o comunque altrettanto d’impatto.
Entriamo nel merito del vostro disco. Stilisticamente non avete un genere di appartenenza. Una scelta deliberata?
Una non scelta fondamentalmente. Siamo in 6 e ognuno di noi viene da genere ed esperienze diverse. Semplicemente quando suoniamo si crea un melting pot di sonorità e idee che ci piacciono e ci rappresentano per quello che siamo.
Come è nato il disco?
Con fatica, dopo una lunga gravidanza durante la quale è successo di tutto: infortuni e malattie, litigi e cambi di formazione, pure una pandemia che non ci ha permesso di trovarci a creare cose nuove per un lungo periodo (sì, siamo ancora quelli che fanno musica in presenza).
Quanto il contesto in cui vivete ha inciso sulla vostra musica?
Siamo dell’idea che i luoghi di appartenenza si fanno sempre sentire in qualche modo nelle forme d’arte. Non sappiamo però identificare in quale modo questi abbiano avuto influenza nel disco. Dovremmo trasferirci tutti in una città più grossa per fare un disco e poi vedere se cambia qualcosa, ma con questi affitti al giorno d’oggi… e il grigio della città e lo smog? Nah…
Qual è stata la fase più divertente della stesura del disco?
Direi che ci divertiamo sempre e comunque quando si tratta di trovarsi a fare musica. Che sia per ripassare la scaletta prima di un live, o la registrazione di un disco. Le serate in sala prove sono sempre fonte di ilarità. E poi c’è sempre il frigo pieno di birre fresche.
Quali invece le difficoltà che non vi sareste aspettati?
Sicuramente la pandemia è stata la più grande difficoltà in assoluto. Poi qualche litigata fra di noi, ma d’altronde dobbiamo pur tenere alto in buon nome della band.
Perché il cantato in italiano?
L’inglese lo sappiamo, ma Modo ha sempre scritto e rappato/cantato in italiano fin da quando aveva 15 anni. E poi abbiamo controllato e siamo in Italia, e quindi ci siamo detti: perché no?
Quali sono le vostre influenze nazionali ed internazionali?
Domanda complicatissima. Essendo in sei, tutti con generi di appartenenza diversi, potremmo andare avanti ore a discutere delle influenze.
Potenzialmente tutto ciò che abbiamo ascoltato nella nostra vita ci ha influenzati in qualche modo. Dai Colle der Fomento, ai Toto, ai Pearl Jam, a Pino Daniele…e chi più ne ha più ne metta…
Qual è la vostra opinione sul panorama italiano attuale? È cambiata in meglio o in peggio?
Dipende da qual è il periodo rispetto a cui vuoi fare il paragone forse… se guardiamo le varie scene musicali attuali nella zona del trevigiano… diremmo, quali scene musicali? Ormai non c’è più la condivisione vera, solo quella sui social sembra essere diventata importante. I locali che fanno suonare dal vivo band che portano musica originale sono sempre meno e i pochi che ci sono purtroppo sono poco strutturati per farlo.
Ritenete che la musica abbia ancora un compito di denuncia sociale?
Potrebbe averlo, se solo la musica non fosse diventata veloce come i fast food. Oggi escono migliaia e migliaia di canzoni tutte insieme ogni giorno, la maggior parte delle quali segue l’onda stilistica del momento, senza dare nulla di più di quelle uscite ieri. Noi proviamo ancora a dire qualcosa che faccia ragionare chi ascolta, che non sia solo una compilation di canzoni da mettere in sottofondo e da “ascoltare” a cervello spento.
Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta
Motivi per litigare, volete suonare spesati in “tutta una serie di locali strutturati in giro per l’Italia” da qui ai prossimi 6 mesi?
Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?
Caro Michael (Jackson), perché?
Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge
A voi che leggete un pensiero preso dalla nostra canzone “Mandalorian”: ricordatevi che state vivendo poco, a forza di dire “faccio dopo”.
Ascoltate il disco. E se avete una band che organizza qualche serata dalle vostre parti, chiamateci, magari si riesce a fare scambio date come si faceva una volta