Iniziamo dalla fine. Quello degl Highway Queen è un disco per chi, per motivi anagrafici, non ha potuto vivere gli anni ’80. Ma anche per chi c’era e sente il richiamo di certi suoni, determinate strutture divenute col tempo imprescindibili. Questo dovrebbe chiarire di che tipo di disco si sta parlando. Un full lenght di metal nel senso classico del termine. Ecco, le distinzioni iniziano da qui. ‘Classico’ non significa necessariamente già sentito, trito, obsoleto. Classico in questo caso significa che abbraccia buona parte dell’evoluzione del metal dal tradizionale allo speed. Anche perché sarebbe impossibile, oltre che inutile, riproporre degli stilemi di ’40 anni fa. Nel frattempo di band e note sulle sei corde ne sono passate. Nello specifico. Ottimo il riffing, belle le strutture, interessanti le introduzioni di assetti non convenzionali per il genere come in I lean on you. Ben suonato, ben prodotto. Sulla produzione una nota. Sono stati ben attenti nel cercare di riproporre in alcuni passaggi il sentire degli eightie’s. Il risultato non è stucchevole né banale. Il sentire si, ma mutuato dalla musica contemporanea. La voce, femminile, richiama le metal singer più gettonate, da Doro a Lita Ford passando per le Vixen. C’è anche po’ di Dokken qua e la.
Tirando le somme. Un buon prodotto, onesto, sincero. Certo, non si grida al miracolo o all’originalità. A ben vedere, poco conta. Quello che conta è l’adrenalina che i nostri riescono a trasmettere, la dimostrazione che il metal non muore, che volenti o nolenti evolve. Che piaccia o meno, per quanti sforzi si possano fare per tenerlo ancorato al passato.