Molto interessante il crossover synth pop/punk/darkwave/cantuatorato delle romane Wasabi. Trio tutto al femminile pubblicherà il 26 gennaio Verde, ep di esordio con 5 brani. Stilisticamente la base rimane synth alla quale le nostre hanno aggiunto un cantato che molto deve ad Eva Poles dei Prozac+. E il lato punk del combo di Pordernone si fa sentire per tutto il disco.
Un’ispirazione, non un omaggio o uno scopiazzamento. La musica ribelle dalle alte creste fa il suo capolino sulle linee di basso, molto presente nei brani. Le tastiere, altra componente fondamentale, danno quel tocco retrò che richiama sia il pop anni ’90 sia una certa darkwave di fine anni ’80, Ash Code, Depeche Mode e via citando. Ambiente dark quanto basta a sorreggere i testi e meno elettronica (si ascolti Cenere).
Si sovrappone a questo già variegato insieme, un pizzico di cantautorato nostrano al femminile. I suoni sono molto ben scelti per dare forma musicale agli ambienti descritti dai testi. Questi ultimi sono intimi, personali, fanno riferimento a quegli stati d’animo che molte persone si sentono passare addosso.
Toccano anche temi delicati, come nel caso di Mia, dove si parla di bulimia. Per questo l’ascoltatore ben può immedesimarsi nelle parole. Tecnicamente le musiciste mostrano preparazione e padronanza. Nessun virtuosismo ma solo musica al servizio dei brani.
Spiazzante la scelta di chiudere il disco con una ballata dai toni molto scuri, intrisa di tristezza, malinconica. Il punto più dark dell’intero disco. Uno degli episodi meglio riusciti dove tutti gli elementi sopra citati si fondono alla perfezione.
In conclusione. Una partenza molto intrigante quella selle Wasabi. Pur nella leggerezza dei suoni l’alone dark pervade tutto il disco. Una oscurità intima, mai claustrofobica, una oscurità fatta di ricerca di identità, la descrizione di momenti, non di uno stato perenne. Un disco consigliato agli amanti di suoni alternativi, figli di ciò che di buono hanno prodotto pop e darkwave.