Ho sempre ritenuto il progetto Zun Zun Egui una perla rara nel panorama musicale. La contaminazione, musicale e linguistica, del combo inglese mi ha sempre stupito. Il loro essere multietnici da tutti i punti di vista l’ho sempre considerata un’eccezione. E così era. Fino a quando non ho conosciuto musicalmente i Gini Paoli. Fino ad ora il solo gruppo che si avvicina all’idea di libertà lanciata dagli ZZE. Conoscenza con il combo italiano avvenuta con il oro ultimo lavoro Esotica naturalizada. Al primo ascolto già conquista. Superato lo spiazzamento iniziale, il mix di genere è pantagruelico, non si può far altro che lasciarsi trasportare dalle canzoni. Ma andiamo con ordine. I nostri sono al secondo disco. Hanno avuto una evoluzione stilistica oltre che a livello di line up.
Da trio sono passati ad un quintetto. E questo ha determinato un ulteriore arricchimento della proposta sonora. Il loro sound non è ascrivibile a nessun genere specifico. È uno zibaldone di energia, solarità e riflessione. E si, perché dietro canzoni ballabili, piene di ritmo, aperte e solari, ci sono testi tutt’altro che banali. Anzi. Sono proprio i testi ad essere una caratteristica specifica dei nostri. Sono proprio loro a rendere più particolare il loro ultimo lavoro. Infatti il disco vuole essere un viaggio per un riavvicinamento alla natura, per un maggior rispetto del pianeta, di noi stessi. Questo tour avviene sui ritmi avvolgenti di chitarre a metà tra il funky, il punk, la bossa nova e la psichedelia. Basso che disegna arzigogoli ritmici, batteria che segue a ruota.
É esattamente questa la miscela esplosiva che rende ogni canzone unica, una mina pronta ad esplodere nell’animo di chi ascolta. A tutto ciò va aggiunta una produzione che ha saputo molto ben evidenziare le capacità della band, la tecnica dei singoli elementi. Non solo. Ad arricchire il sound ci pensano l’introduzione di strumenti ‘esotici’, capaci di creare atmosfere sospese, come il sitar. Tutto si amalgama alla perfezione. Non c’è una sbavatura nel lavoro di questi ragazzi. Siamo di fronte ad un prodotto raw, vero, ‘non curato’, viscerale. Un aspetto che emerge dalle tracce è il divertimento. I nostri si divertono suonando e si sente.
Alcuni brani danno l’idea di essere nati da una grande jam session di cui sono stati presi i pezzi migliori. Il cantato, in parte in italiano in parte in spagnolo, contribuisce alla creazione di atmosfere inusuali. Il disco scorre senza alcun intoppo o impegno particolare. Ci si trova alla fine senza aver capito perché e come ci si è arrivati. L’unica soluzione possibile è farlo ricominciare. Tutta questa eterogeneità dona al lavoro l’ottima prerogativa di non diventare mai noioso. Anche dopo mille ascolti ci si stupirà sempre di ciò che questi ragazzi sono riusciti a fare.
In conclusione: i Gini Paoli tornano con un disco assolutamente degno di nota. Dalla loro hanno tutte le caratteristiche per andare lontano. Ora sta alle persone donare loro il giusto riconoscimento delle capacità esposte. Un disco estivo ma che va bene per tutte le stagioni. Parafrasando un detto musicale: i Gini Paoli non risolveranno i vostri problemi ma vi permetteranno di ballarci sopra, akuna matata.