Recensire l’ultima fatica dei Moostroo, Male, non è stato semplice. Ripetuti e ripetuti ascolti per cercare una chiave di lettura adeguata che rendesse giustizia a quello che è, a tutti gli effetti, un ottimo disco. Nonostante sforzi congiunti in redazione, nulla. Nessun riferimento stilistico preciso. Ognuno ha avuto rimandi differenti. Il che, per la band è un bene. Vuol dire aver trovato uno stile proprio. Il disco si inserisce in progetto più ampio di pubblicazione.
Come spiega la band: ‘Male” è solo un lato della medaglia, una condizione che non può esistere senza una controparte. Niente è male se non c’è un Bene con cui paragonarlo. Per questo l’album rappresenta la prima parte di un progetto che, affrontando il dualismo, si esprimerà con un secondo disco in uscita fra un anno’.
Indicativamente il genere dei nostri potrebbe rientrare nella dark wave. Come sound potremmo accostarli ai primissimi Diaframma o alle ultime produzione di Manuel Agnelli. Le canzoni in realtà sono un mix di generi che di volta in volta si adeguano alla narrazione. Filo di Arianna che congiunge tutti i punti è la voce e lo stile del cantato. Che poi di cantato nel senso comunemente inteso ha poco. Tante volte si tratta di racconto in musica. Le basi strumentali sono minimali, lente, d’atmosfera. Tastiere, basso e batteria si scambiano riff e temi. Le chitarre sono di contorno ad ambienti per lo più chiusi. Anche nei momenti più ‘allegri’, si ascolti Gigante, la cupezza non abbandona l’atmosfera generale.
Molto buoni i suoni e la produzione. Entrambe rendono perfettamente l’intensità del disco. I testi, in italiano, sono personali, narrano di storie vissute, di inquietudine, di disagio, di solitudine. Molto belle le similitudini, i giochi sintattici, le metafore utilizzate. Per cercare di descrivere il suono si potrebbero prendere in considerazione anche Joy Division Bauhaus più cupi. Ma ancora non ci saremmo nella maniera corretta. Quello che è sicuro è che si tratta di un disco ben suonato, ottimamente calibrato su testi e voce. Con uno stile personale, immediatamente riconoscibile.
Non è un disco che può essere ascoltato in ogni momento. Non da tutti. Chi ha già orecchie e anima allenata a scenari darkeggianti si troverò a proprio agio. Chi invece non è avvezzo, potrebbe inizialmente trovarsi spiazzato, senza capire il perché di un senso familiarità da una parte e disagio dall’altra.
In conclusione, un ottimo prodotto quello dei Moostroo. Da ascoltare e riascoltare se lo si vuole comprendere fino in fondo. Un disco che mette subito a proprio agio ma che si trasforma poi in un viaggio per lidi oscuri. Il concetto base della band bergamasca, ‘l’idea di svagare e “spensierarsi” con ciò che produciamo, ci fa orticaria. Quindi a questo giro diamo forma di carezze a schiaffi alla vita, è stato pienamente messo in pratica.