Intenso. Questo è il solo aggettivo che può avvicinarsi alla descrizione dell’ultimo lavoro di Laika nello spazio, Macerie. Intenso in tutto, dai suoni ai testi. Soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo della voce. La rabbia dei migliori Negazione meno hardcore in favore di una intellegibilità più immediata. Meno hardcore non vuol dire meno ‘violenta’. Semplicemente più controllata. La scelta del mid tempo è stata perfetta per dare spazio alla narrazione, ai crescendo aumentando l’impatto sonoro. Nelle liriche e nei suoni si possono sentire reminiscenze degli Skiantos più urticanti, del grunge più intenso come del funky metal più pesante. Molto interessante la formazione a due bassi messa in piedi dai nostri. Un po’ industrial, come i Cop shot Cop e un po’ alternative. Il genere non è quindi definibili e riconducibile ad un solo filone musicale.
Tutto è costruito sull’andamento emotivo delle parole. La base ritmica la fa da padrona. Basso, spesso distorto, e batteria creano un muro sonoro deciso grazie ai numerosi stop and go. Altra caratteristica dominante è un’aura darkeggiante che ben evidenzia la forza delle composizioni. Dalla commistione delle due emergono atmosfere cupe, disperate, distorte. Così come disperati sono i testi, in italiano. Questi sono figli della vita di provincia, i nostri sono di Rho, interland milanese. I racconti si soffermano su quello che la periferia è. Spesso un deserto di opportunità, di vita.
Evento sentinella è il manifesto di tale condizione di attesa di qualcosa che cambi. Di un’occasione, di una via di fuga. Ma non solo. Vengono presi in considerazione temi di portata più ampia. Dai campi di concentramento al caso Reggeni. Tutte denunce di una condizione umana che ha bisogno di lottare, di non dimenticare. Soprattutto di ribellarsi ad una condizione che non è e, non può essere, definitiva. La dipendenza dall’eroina è un altro motivo esaminato.
Sviscerato molto bene da un testo potente, diretto, vissuto, urlato con rabbia. La produzione ottimamente evidenzia le capacità della band, le atmosfere distorte, cariche di elettricità, di astio verso una condizione che ha bisogno di essere compresa. Nel nome degli dei è la perfetta declinazione di questa necessità. Nel disco non c’è un calo, un momento di tentennamento. La capacità di scrivere brani espressivi, coinvolgenti, ai nostri non manca. Anzi. Gli attimi di calma sono sempre tesi, prodromici di esplosioni sonore che rompono lo stato di serenità apparente.
Mancano aspetti solisti, comunemente intesi, all’interno del disco. Ma non se ne sente la mancanza. Il flusso emotivo delle canzoni evolve in modo talmente coinvolgente che l’ascoltatore non ha il tempo di aspettarsi svisate per quanto furibonde possano essere. Ripeto, intenso, è questo Macerie che perfettamente si chiude con Condizione esistenziale. Qui si evidenzia una nota melodica più marcata rispetto agli altri brani. Caratteristica che sottolinea ancora di più l’oscurità dell’atmosfera del brano.
Concludendo. Davvero un ottimo lavoro quello dei Laika nello spazio. Un disco che tutti dovrebbero ascoltare. Più e più volte. Il cd non è immediato. Non è melodico, non è delicato. Non fa sconti. Sbatte in faccia come uno schiaffo inatteso le contraddizioni, i limiti, le paure dell’essere umano. Con forza urla la necessità di un cambiamento, di una presa di coscienza. Solo questo può salare l’uomo da se stesso e dagli dei fittizi che spesso ne sottomettono l’anima.