Le opere d’avanguardia sono sempre difficili da riuscire a descrivere. Se già la musica è formula espressiva personale, l’avant garde ancora di più. Questo nuovo prodotto dei Wedding Kollectiv fa parte di questo filone. Se poi l’uscita del disco è legata alla presenza di una graphic novel ispirata ai testi, lo scenario si può complicare ulteriormente. Il titolo di questo 4 brani spiega già in buona parte l’ambito ‘fantascientifico’ in cui si muove, 2084.
Il contesto narrativo è quello di un futuro distopico prossimo in cui l’essere umano si risveglia prendendo coscienza, tristemente, dello stato in cui versano il mondo e la vita. Tutto è concentrato sul controllo degli essere umani da parte degli stati. La musica fa da contrappunto ai testi, in italiano. Si potrebbe fare riferimento ad una certa elettronica sperimentale con forti tinte industriali, in alcuni momenti, con arrangiamenti minimali. Ma non finisce qui. I nostri non si fermano a tale riferimento. Infatti l’inserimento di strumenti più tradizionali, acustici, d’orchestra, rendono l’amalgama piacevolmente sorprendente. Non esiste una vera e propria struttura dei brani. Sono tutti un’esperienza da vivere.
Anche quelli che appaiono più immediati e, almeno inizialmente familiari, come Il modello di sviluppo, non sono canonici. Pizzicato di archi, suoni elettronici, percussioni, leggeri tappeti di synth, rompono il ritmo e la tranquillità dell’ascolto. Il racconto, grazie a questo espediente, mantiene tutta la forza evocativa delle parole. Non ci sono distrazioni. Non ci sono svisate da seguire, sezioni ritmiche forsennate da ascoltare. Tutto ciò però ancora non rende bene quello che il Wedding Collective ha prodotto. Come riferimento contemporaneo, per chiarire, possiamo utilizzare le parti più ‘folli’ di Mule Variations di Tom Waits. Uno dei pochi dischi che per intensità e carattere può essere messo accanto ai nostri. Con un pizzico minore di follia. Per il resto c’è tutto.
Meglio sarebbe dire Waits che incontra i Clock DVA.
Dissonanze, ritmi iteranti, melodia improvvise che emergono come raggi di sole su un cielo grigio. La padronanza degli strumenti non si evidenzia attraverso performance al fulmicotone o a solo super intricati. Si evince dall’insieme dei brani. Anche se apparentemente le composizioni sembra non abbiamo una linea rossa al proprio interno, non sono minimamente figli del caso. Ogni passaggio, suono, ogni tocco è ben studiato. Ogni bit è esattamente dove dovrebbe.
La modalità stilistica espressiva è stata una scelta ben precisa e consapevole. Un disco per nulla facile, che si allontana a grandi passi da ascolti comodi, familiari. Ai terreni già battuti si sostituiscono sentieri scoscesi, ripidi, taglienti come solo le parole sanno essere. Un disco consigliato a chi cerca stimoli continui. Un ascolto che potrebbe incuriosire chiunque e far o scoccare una scintilla inestinguibile o un odio profondo. E non è una scelta che si fa con la testa…
Bellissima recensione!!!! Fantastico gruppo !!!!! Scoperti pochi minuti fa tramite battiti radio 3 !!!!! Grazie mille a tutti per questa favolosa scoperta !!!!!!!