Potenza, tecnica, testi caustici. Così si può riassumere il nuovo disco dei modenesi Panni sporchi. Attivi dal ’92, i nostri sono arrivati, dopo diverse vicissitudini e cambi di line up, al loro 4 lavoro, Il santo niente. Un disco d’impatto, cantato in italiano. La direzione musicale è quella del metal contemporaneo, come testimoniano i richiami stilistici. I primi, diretti, sono quelli di Extrema e Insidia. Ampliando l’orizzonte, Biohazard, Linkin Park, System of a down. Giusto per contestualizzare. Si, perché le influenze sono molto più numerose e vanno a creare uno stile unico e riconoscibile. Possiamo trovare le dissonanze dei Voivod, come le ritmiche a la Fear factory. Da questo si evince l’ottima padronanza strumentale dei nostri. Davvero notevole.
Suoni puliti, riff di alto impatto ritmico, cantato rabbioso a ricordare la tradizione hardcore nostrana. Non mancano cambi di tempo e di atmosfere all’interno dello stesso brano. La title track ne può essere un buon esempio. Una menzione va al lavoro fatto dalla voce e con i cori. Davvero notevole. Impressionanti i cambi sulla falsa riga di Serj Tankian. Da ‘strappi’ hardcore a frangenti pulitissimi, lirici in alcuni casi. Padronanza non comune. Nonostante le alternanze di velocità, il disco non perde mai di potenza, di impatto. Molto buono il tappeto di batteria. Mai eccessivo, sempre pesante. Ottimo utilizzo del doppio pedale che non è invadente o ostentato. Anzi.
È dosato nella maniera migliore. Pone gli accenti giusti sui passaggi della voce. Medesimo discorso vale per le chitarre. Tutto è al servizio della potenza. Volendo segnalare il brano che meglio racchiude lo stile dei Panni sporchi indicherei 1000 Iene. Questo brano contiene tutto l’essenziale del loro songwriting, della loro tecnica, dell’utilizzo della melodia e delle voci. Si tratta in ogni caso di un punto di vista personale. Immediatamente dopo inserirei Allarme generale. A caratterizzare questa canzone è la voce con i suoi cambi repentini.
In conclusione. Un lavoro molto molto buono quelle dei Panni sporchi. Variegato pur rimanendo ben contestualizzato stilisticamente. Ottimamente suonato e prodotto. Gli strumenti, nonostante la potenza, sono sempre tutti intellegibili. Aspetto che aiuta in fase di ascolto ripetuto per riuscire a seguire tutti i cambi e le variazioni. Non è un disco per tutte le orecchie. Si deve essere già abituati a chitarre ultracompresse, oltre che al cantato in italiano. Un disco che potrebbe diventare una vera chicca da ricercare per gli appassionati. Se Extrema e Insidia avessero dei figli probabilmente suonerebbero come i Panni sporchi rendendo molto molto orgogliosi i genitori. Una band da vedere assolutamente dal vivo. Se la potenze resta inalterata devono essere delle macchine da guerra.