Una carriera costellata da collaborazioni più che importanti. Un amore viscerale per il rock e tutto il suo mondo. La necessità inarrestabile di esprimere il proprio mondo interiore attraverso le 7 note. Questo è, in estrema sintesi, Sebastian Conti, in arte Bastian. Eclettico polistrumentista autore di folgoranti dischi sospesi tra metal e rock. In questa intervista si svela. Spiega come è nato il suo ultimo lavoro, un doppio (recensione), da dove trova spunto per scrivere sempre nuovi brani, il perché di un lavoro così lungo. Una intensa e interessante chiacchierata, tutta da leggere.
Una presentazione per chi non vi conosce
Il Project/band BASTIAN nasce nel 2014 da una mia, chiamiamola “idea folle”, di avere nelle mie composizioni musicali alcune delle leggende del metal con cui ero cresciuto. Mi chiudo quindi in studio di registrazione per la realizzazione di questo ambizioso progetto che non si è fermato ad un album “solitario”, ma che ha avuto un seguito negli anni. Ad oggi il progetto vanta ben 5 album di cui l’ultimo in doppio cd.
Un doppio album è un’operazione piuttosto impegnativa, perché questa scelta?
L’idea del doppio album, riferendomi per l’appunto all’album THE HERMIT’S CAVE, non era stata prevista. Ma il lungo lockdown della pandemia mi ha piacevolmente costretto a dedicarmi completamente alla composizione. Appena mettevo mani alla chitarra ne usciva un nuovo brano. Quindi i pezzi sono arrivati a più di venti. Da lì la faticosa decisione del doppio album che vede 10 tracce per cd.
Non credi possa essere controproducente?
Dipende da che punto di vista lo si guardi. E’ chiaro che è veramente difficile ascoltare tutto d’un getto il tutto. Ma i due cd sono abbastanza diversi tra di loro. Il cd1 va sul metal classico alla Zakk Wylde, mentre il cd2 racchiude un’atmosfera più Rock, con molti ritornelli che ti rimangono subito in testa. Infatti anche la scelta delle chitarre e dell’ampli per il cd2 è stata diversa rispetto al cd1
Perché il rock come formula espressiva? Un caso o una necessità?
Ho amato sempre il rock fin da bambino. Appena sentivo anche delle leggere distorsioni nelle chitarre sentivo un brivido che mi attraversava l’anima. Era quella la mia strada. Quindi credo più una necessità dello spirito.
Sei in attività da diverso tempo, come è cambiato il tuo approccio alla musica?
Non seguo la moda e non mi vincolo in un genere ben preciso. La mia musica è quasi sempre diversa per ogni album che ho prodotto. Tutto viene dettato dal periodo che stai attraversando. Dal tuo stato d’animo. In base a quello anche l’approccio alla musica che scrivi cambia. Ma non in male o in peggio. Ma semplicemente “cambia”. E questa è una cosa che non mi disturba perché non rischio di cadere nella monotonia che tuti gli album possano essere uguali tra loro.
Qual è il posto del rock nella musica di oggi?
Purtroppo il rock vive da parecchio tempo un periodo buio. Ma non parlo del resto del mondo. Ma proprio dell’Italia. Non voglio criticare o screditare nessun genere musicale o forma d’arte, ma oggi nella musica che sento in giro non ci sono più nemmeno gli strumenti analogici. Tutto campionato. Non si distingue più la voce di un cantante o lo stile rispetto ad un altro. Sembra tutto un grande copia e incolla. Ma non voglio addossare tutta la colpa a chi sceglie il genere da ascoltare, perchè queste persone sconoscono completamente il rock e quindi non riescono a capirlo ed apprezzarlo. La musica rock dovrebbe essere più diffusa dalle varie emittenti, proprio per farla conoscere e farla capire alle nuove generazioni. Cosa che invece succede all’estero.
Come sono nate le tue canzoni?
Non c’è un sistema studiato. Prendo la chitarra e comincio a suonare qualche riff. Se mi piace continuo e lo registro. Poi da li sperimento e pian piano qualcosa prende forma
Il rock è uno stile di vita, vale ancora oggi?
Puoi vestire come un rapper ed essere con l’animo Rock. Secondo me il rock è dentro noi stessi. Non lo affianco ai capelli lunghi, oppure alla moto custom, o agli anfibi. Io spesso sono in tuta essendo uno sportivo. Ma l’animo è super rock. Anche se in passato era ben diverso
Molte tue canzoni possono avere diversi livelli interpretativi. Tu che messaggio vorresti inviare con la tua musica?
Scrivo le mie canzoni attingendo molto nel mio passato, nella mia magnifica giovinezza. Molte di esse sono infatti molto personali anche se scritte in metafora. Ma molte parlano anche dei vari problemi della società di oggi con scarsi valori e pochissimo senso della famiglia. Con il fallimento completo della politica che ha creato crisi sociali a 360°. Poi in base alla musica viene il testo e quello che vorrei comunicare alla gente attraverso esso.
L’Italia ha una tradizione rock divisa nettamente in due, il mainstream e gli indipendenti. Cosa manca secondo te per unire i due mondi? O sono due universi che non possono viaggiare assieme?
Credo che al punto dove siamo questi due mondi non possono più incontrarsi. La prima categoria vuole più il personaggio/i, particolare, bello, oppure qualcosa che va di moda adesso ma di cui preferisco non parlare. La musica non conta nulla o poco. Gli indipendenti invece sono tutto il contrario. Molta musica, molto groove, e nello stesso tempo anche scenografia. Ma magari non quella che “loro” vogliono. Capisci a me!!
Qual è il tuo concetto di underground?
L’underground racchiude oggi forse quello che la gente dovrebbe sentire e non quello che gli fa solo comodo. L’underground ti sbatte in faccia la realtà delle cose nuda e cruda senza falsi buonismi o maschere di convenienza.
Una band o un artista underground che ascolti e consiglieresti?
A me piace molto una band danese che si chiama Sea. Ma credo che ad oggi abbiano cambiato nome. Un bel rock grintoso con una bella voce particolare. Belle sfumature Southern Rock
E un gruppo mainstream che ancora oggi ti colpisce?
Io sono monotono…..ascolto ancora i Black Sabbath ed Black Label Society.
Ieri l’idea, oggi il disco, e domani…
Domani continueremo con un altro disco. Mi piacerebbe incidere un Lp con solo 8 belle canzoni come si usava fare una volta. Qualcosa in cantiere si muove già
Una domanda che non ti hanno mai posto ma ti piacerebbe ti fosse rivolta
Forse che strumentazione uso. Non credo me l’abbiano mai fatta! Centra poco forse con la vera arte musicale. Ma io sono un appassionato di strumenti vintage.
Se fossi tu ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervisteresti e cosa gli chiederesti?
Mi piacerebbe intervistare Jimmy Page e chiedergli se è tutto vero sulle registrazioni vocali al contrario di Stairway to Heaven.
Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge
Ragazzi osate di più ed abbiate il coraggio di avvicinarvi all’alchimia della musica rock. Non è solo musica….ma anche tanto mistero e magia. Un caro saluto a tutti