Sono sempre stato convinto che per fare gli idioti si debba essere particolarmente intelligenti e preparati. È il caso dei Branco Barracuda. I nostri dietro un divertissement musicale la perfetta descrizione di una generazione. Divertissement perché la band gioco con la musica. La base è indie, indicativamente, ma poi all’interno del disco si susseguono diversi generi, moltissime influenze. Partono con Estate artica, un brano che potremmo definire pop rock. Ottima la melodia e la metrica del cantato.
Un ritornello che si stampa in testa dopo un solo ascolto. Il brano, pur nella sua leggerezza, ben evidenzia una grande padronanza delle modalità espressiva, la giusta scelta di andamento, suoni, base strumentale per la narrazione. L’atmosfera si indurisce con la seguente Cinesi. Le chitarre sono più presenti. Non sono supercompresse, masi sentono. Molto ben azzeccato l’utilizzo della tastiera. Questa offre un substrato costante su cui la chitarra crea interventi ad hoc. Pregevole il lavoro della base ritmica. In particolar modo del basso, percussivo, rotondo. Al centro di tutto rimane sempre il testo.
Sono assenti passaggi ipertecnici, ma non servono. È la capacità di scrivere canzoni che evidenzia la preparazione dei nostri. Ennesimo cambio con la seguente Lothar. Qui domina il basso. È questo ad assicurare la base su cui poggia tutta la canzone. La batteria segue di conseguenza. La chitarra si fa liquida a coadiuvare l’atmosfera evocativa. Verso i ¾ si affaccia uno scorcio settantiano seguito da un a solo dal suono psichedelico. I Branco Barracuda non si fermano nel loro divertimento.
Introducono un brano che spiazza, Salsa. Ed è proprio una salsa. Almeno di base. Sulla base sud americana vengono inseriti soni di synth, chitarre a ricordare Tito e Tarantula. Non paghi si avventurano con un break solo voce. Chardonney presenta un ambiente più cupo. Malinconico, come il testo. Le parole sembrano giocose. In realtà è la descrizione della crisi della società e della mancanza di prospettive. Concetto sottolineato dal ritornello. Su lidi dance si pone Basta.
Andamento in levare, chitarra funky, cassa dritta. La canzone è si ballabile, ma non mancano cambi, rallentamenti e riprese. Faccia di merda cambia ancora il punto di vista. Si torna su suoni più indie, non scontati. Il dipanarsi della canzone passa attraverso la melodia del ritornello, i piano/forte, i break che danno spazio a cori e tastiera. La chiusura è affidata a Introluzione. Più che un canzone, un manifesto. Il manifesto della band. I Branco Barracuda descrivono quello che è il loro modo di intendere la musica, le esibizioni live, i testi, chi ascolta. Poco meno di due minuti che perfettamente esplicano il carattere del gruppo.
In conclusione: davvero un ottimo lavoro quello dei Branco Barracuda. Meno facile e diretto da quello che si potrebbe evincere da un primo ascolto. Le melodie conquistano, così come i ritornelli. Ciò che però davvero rimane dentro sono i testi. È l’analisi che i nostri fanno del nostro tempo, del nostro sentire. Un disco a vari livelli di lettura. Una sola nota, sarebbe un peccato fermarsi al livello più superficiale.