Imo

Diverso tempo addietro mi è capitato di scrivere un articolo (link) in riferimento ad un fatto che ha portato scompiglio nell’ambiente musicale. Correva il 2016, se non erro, lontani da covid, vaccini, limitazioni varie. Uscì la notizia che esisteva un tariffario per le recensioni. Perché ritirare fuori l’argomento a sei anni di distanza? Perché la cosa non pare essere rientrata. Anzi, si è ulteriormente aggravata. Ogni giorno arrivano alla redazione decine di email che chiedono recensioni, segnalazioni di eventi, di pubblicazione di dischi o singoli, interviste.

Ebbene diverse di queste chiedono se c’è qualcosa da pagare ‘perché molti lo fanno’, ci scrivono. Molti lo fanno? E perché? A quale titolo? Per quanto ci riguarda tutto il materiale che ci arriva in redazione è pubblicato in forma del tutto gratuita. Non ci permetteremmo mai di chiedere dei soldi. Con quale diritto lo dovremmo fare? Perché abbiamo un sito, dei profili social? Non credo sia condizione sufficiente per domandare un riscontro economico. Ma neppure se avessimo milioni di visitatori al giorno sarebbe giusto farlo. Una cosa è certa, il lavoro è lavoro e deve per forza essere retribuito.

Non dovrebbe esistere il volontariato in certi settori. Per questo non abbiamo collaboratori. Non possiamo permettercelo. Non possiamo pagarli. Tuttavia non devono e non possono essere le band, gli uffici stampa, i promoters a dove pagare per vedere pubblicata una notizia. Soprattutto, ripeto, pagare a fronte di che cosa? Nessuno paga per il nulla. Quindi se io artista dovessi pagare per una recensione, il minimo che dovrei avere garantito è una vastissima diffusione della stessa.

La questione si aggrava, poi, se si pensa che chi paga vuole magari anche sentirsi dire cose positive e non negative. Quindi, eticamente, dove sta la correttezza di chi scrive? Io penso che prima di poter chiedere anche un solo centesimo, si debba poter garantire un certo tipo di servizio. Diversamente, si tratta di fregatura. TD non è in una situazione diversa da tutte le altre realtà che supportano la cultura. Anche noi dobbiamo trovare il modo di restare in piedi, di sopravvivere, pagare le bollette. Ma mai ci sogneremmo di farlo sulle spalle degli altri operatori. Soprattutto, ma ci sogneremmo di farlo senza poter garantire il massimo riscontro possibile.

Ma qui si va in un altro ambito. Io pago un ufficio stampa che deve ottenere questo genere di risultato. Non la testata, il blog o la pagina. Non siamo il mainstream, non lo facciamo per i soldi. Lo facciamo perché ci crediamo. O almeno, così dovrebbe essere. Il modo di sopravvivere lo si trova. Esiste il crowdfunding, le donazioni, gli abbonamenti. Esistono le inserzioni, i banner, che non sono i servizi. Sono prodotti pubblicitari a tutti gli effetti. Il cercare di lucrare sugli operatori è una cosa davvero misera. Un’azione che non fa bene a nessuno. Ripeto, neppure se si fosse la realtà editoriale più seguita al mondo, lo si dovrebbe fare. Si è sempre nella posizione di poter scegliere cosa pubblicare e cosa no.

Se così non fosse verrebbe meno il senso stesso di questo lavoro. Qui ci potremmo addentrare in un ginepraio senza fine. Potremmo chiamare in causa centinaia di appassionati che si sbattono pubblicando decine e decine di post al giorno senza un progetto, senza una line, senza consapevolezza di come fare per dare effettivamente una mano al nostro mondo. Questo, come tutti i lavori, richiede preparazione, studio, approfondimento. Non basta essere un appassionato di musica.

Si deve anche essere in grado di pianificare, porsi un obiettivo. Senza contare che si dovrebbe anche essere capaci di creare contenuti. Sono questi che fanno la differenza. Milioni di post non sono contenuto. Così come milioni di like. Anche se si lavora nell’underground e per l’underground si deve essere dei professionisti. O, almeno, se non professionisti, quantomeno professionali. È questa una grave pecca del nostro mondo, l’approssimazione. Il fatto di dire ‘ma si, tanto lo faccio nel tempo libero e tutto va bene’. No, non va bene nulla. Anche per questo stentiamo a decollare come universo.

Perché ci si ferma alla superficie. Dove poi compaiono personaggi che ti chiedono soldi per vedere pubblicata una news che ti porta tre visualizzazioni. Se tutti vogliamo vivere in questo mondo, si deve cambiare passo. Artisti, band, uffici stampa, operatori, sono tutti professionali. Nessun organizzatore di concerti proporrebbe mai uno spettacolo approssimativo. Così come nessun gruppo andrebbe a suonare se non fosse sufficientemente preparato. Perché, allora, chi dice di voler supportare l’underground si può permettere di essere approssimativo, amatoriale, superficiale e chiedere anche dei soldi per questo?

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