Un ‘urlo’ di rabbia e di riscatto. Così possiamo definire l’ultimo lavoro di Andrea Rock and rebel poets, True stories. Il grido è lanciato attraverso 7 tracce di punk/folk irlandese. Sette brani diretti, saltellanti. Che nascono al loro interno tutta l’intensità della ribellione. Il genere prescelto perfettamente si adatta al messaggio. Così come i testi sono caustici. Sbattono in faccia la realtà dei fatti narrati, fatti veri come racconta il titolo del disco.
Le composizioni sono sette storie vere, legate a personalità che negli anni hanno caratterizzato la storia e la cultura irlandese: dal teorico Patrick Pearse, alla voce dei The Cranberries Dolores O’Riordan, passando per gli anni bui dei “Troubles” a Belfast e Derry, attraverso le testimonianze dirette di Michael Phillips e Tony Doherty, figlio di una delle 14 vittime della “Domenica di sangue” del 1972. Tutta la passione che i testi hanno raccolto è mantenuta intatta, trasuda ribellione, forza, riscatto da ogni singolo solco.
La commistione dei due generi prescelti è perfetta. Chitarre sostenute, mai troppo sature, dal riffing potente, sostengono le melodie del violino, la base percussiva della batteria. All’interno del disco si trovano tutte le sonorità tipiche del folk irlandese. Dalla melodia alla metrica del cantato. Una citazione particolare va alla sezione ritmica, in special modo al basso.
Le linee che traccia sono fluide, variegate, mai ferme. Non si limita a seguire la batteria. Disegna percorsi propri che contribuiscono a rafforzare il sound. Il tutto rende il disco, pur nella sua immediatezza, colmo di passaggi da scoprire di ascolto in ascolto. Ad esempio per tutto possiamo prendere A servant of the queen. Questa racchiude nella migliore maniera il lavoro del quattro corde. Molto ben sfruttata anche la voce. Andrea Rock non va mai oltre le proprie possibilità espressive.
Allo stesso modo non cerca volteggi o dimostrazioni tecniche. Tutto il suo sforzo è concentrato sulla resa emotiva dei brani. Ed ecco quindi passaggi espressivi alternarsi con momenti di pura rabbia. Strofe e ritornelli urlati con tutto il fiato, con violenza. La violenza che si utilizzerebbe in una manifestazione per gridare il proprio dissenso. Ecco un altro termine che descrive il dc. Dissenso. Verso le situazioni accadute, contro le ingiustizie, a favore di chi ha lottato e lotta per la propria identità.
Le sei corde non sono sempre distorte. In puro irish style accompagnano con strumming adeguato introduzioni e ritornelli. Le composizioni mantengono una struttura punk, ad iniziare dalla durata. La maggior parte di poco superiore ai 3 minuti. Pregevole e suggestivo il passaggio intermedio, narrato, in Price to pay. Il disco nel suo insieme non ha un calo, un tentennamento.
La band ha ben presente il risultato che vuole ottenere e viaggia a vele spiegate verso la meta. Malinconico quanto basta l’omaggio a Dolores O’Riordan. Il brano è scritto in stile Cramberries, con suoni più decisi, in ricordo della O’Riordan. Perfetto l’inserimento della voce femminile di Cristina Paradisi, voce della tribute band internazionale The Lizberries, che accompagna un calo di intensità.
La canzone poi riprende a pieno ritmo fino al finale. La chiusura è affidata a This Man’s Wee Boy. Racconto in memoria Patrick Doherty, ucciso dai parà britannici. Il brano si basa sul memoriale del figlio Tony, pubblicato 50 anni dopo i fatti. Vengono qui lasciate da parte distorsioni esagerate per lasciare spazio ad accompagnamenti più acustici, che rimangono in ogni caso ritmati.
Concludendo. Un disco assolutamente interessante quello di Andrea Rock and rebels poets. Ricco di sfumature, colmo di rabbia e ribellione. Contrassegnato dalla volontà di non dimenticare, di prendere le mosse da chi ha lottato e portare avanti l’impegno. I suoni sono perfettamente amalgamati. Densi, pastosi. Il muro sonoro che creano, se mantenuto in versione live, non mancherà di colpire.
Così come colpisce direttamente al cuore il disco. Non c’è bisogno di conoscere le storie raccontate per essere coinvolti. È sufficiente possedere un minimo di sensibilità. Quel sentimento che fa sobbalzare per le ingiustizie, le iniquità, le vessazioni, ovunque queste possano essere perpetrate. Questo è un altro punto a favore del disco. Racconta di fatti precisi ma può essere adattato a qualunque situazione che necessita di ribellione.