Oggi IMO prende in esame un argomento che seppur non strettamente correlato al mondo underground, lo riguarda comunque da vicino. Come dico sempre, non siamo un mondo avulso dal contesto, estraneo a ciò che ci circonda. Per questo ritengono che il costo dei prezzi dei biglietti per i concerti, sia un tema interessante. Tutti siamo in primis amanti della musica. Ritengo molte poche persone vivano solo ascoltando band underground. Siamo tutti cresciuti ascoltando i grandi nomi, inutile negarcelo.
Il problema, perché di questo si tratta, dell’eccessivo costo dei tickets per gli eventi musicali, non è fatto recente. Saranno almeno 10 anni che questi continuano a crescere a dismisura con buona pace di chi vorrebbe acquistarli. Che la musica sia considerata un lusso, lo sappiamo. Ma da qui a farla diventare inaccessibile, ce ne passa. Ripeto, non è un fenomeno solo post covid. Il blocco dovuto alla pandemia ha dato una buona scusa per l’ulteriore rincaro. Non che prima fossero a buon mercato. Assieme a questo esiste poi il secondary ticketing. Una vera piaga, avallata da chi i biglietti li distribuisce.
Diversamente non si spiegherebbe come sia possibile esaurire i biglietti per qualunque concerto nel giro di 10 minuti per poi trovare gli stessi al doppio o al triplo del prezzo. La prima volta che mi sono davvero reso conto del livello assurdo dei prezzi è stato per un concerto degli AC/DC. Ad Udine se non ricordo male. Quindi, mille anni fa. Se non ricordo male il prezzo ‘base’ era di 67 euro. A questo avrei dovuto aggiungere il viaggio, inevitabile arrivando da Novara, e un eventuale pernottamento. Insomma uno ‘sfizio’ che avrebbe abbondantemente superato i 200 euro. Risultato? Ho rinunciato.
E come me altre persone. La domanda che allora come ora mi ha assillato è stata: perché? Perché costa così tanto? Eppure gli AC/DC suonavano in uno stadio, non in un palazzetto. Avrei potuto capire, non cerco condividere, il prezzo alto in un palasport. Meno persone, cachet alto, prezzo altissimo. Ma in uno stadio? Non voglio fare i conti in tasca a nessuno, quindi evito la matematica. Tuttavia 67 euro moltiplicato anche ‘solo’ 30mila persone, sono una bella cifra. Se la sono intascata per la maggior parte gli AC/DC? Non credo.
Neppure i Pink Floyd a Torino, che sono i Pink Floyd con tutto l’entourage che ne consegue, sono costati così tanto (facendo la giusta proporzione con il periodo). Quindi? Qual è la spiegazione? Non ce n’è una oggettiva. Non è supportata da un aumento tanto radicale. Concordo. C’è stato il covid, tutto si è bloccato. Anche gli stipendi. E di questo dovrebbero tenere presente, considerando che siamo noi ad andare ai concerti e non solo i ceti ‘agiati’. Oppure si vuole arrivare ad avere posti più piccoli ma con biglietti super d’elite? Da questo punto di vista preferisco le iniziative virtuali.
Diversi artisti hanno proposto concerti via internet. Per partecipare costo 1 euro. Lo perfettamente che non è la stessa cosa. Ma potrebbe essere uns segnale e chi di dovere. Il punto, tuttavia, resta: qual è la soluzione? O, quantomeno, un tentativo si soluzione? Purtroppo, per come siamo fatti come popolo, questa volta intendo popolo italiano, non possiamo adottare l’unica possibile: il boicottaggio. Se i biglietti rimanessero invenduti, magari, qualcuno potrebbe intuire che la strada scelta non è la migliore.
Ma non si può fare. Siamo troppo egoisti. Allora? Allora nulla. Chi vorrà vendere un rene per andarsi a vedere l’artista x prima che smetta di suonare, lo farà. Chi invece non vorrà scendere a questo compromesso, avrà a disposizione una pletora di soluzione alternative. E si. Qui ci ricolleghiamo al primo IMO: l’underground salverà la musica. Soprattutto quella dal vivo. La qualità delle band non manca. Non sono mainstream, e chi se ne frega. Piuttosto che vedere dei musicisti che fanno la cover band di se stessi, preferisco stare a casa.
O magari preferisco ‘rischiare’ ed andare a conoscere qualche nuova realtà. Esistono una terza e una quarta via, nonostante quello che diceva Aristotele. La terza è che, per fortuna, i tour vengono lanciati con un anno di anticipo ormai. Il tempo per mettere da parte i soldi lo possiamo avere. Ma ne vale davvero la pena? L’ultima è sperare, utopicamente, che la lezione dei Pearl Jam di imporre il prezzo del biglietto diventi patrimonio comune ai più. Sognare non fa mai male. Iniziamo a mettere da parte gli spiccioli per il prossimo anno. Nel frattempo godiamoci i fantastici artisti del nostro mondo. E ci sa che gli spiccioli non li useremo per comprarne il cd.