Gli Aeternum si muovono su coordinate speed metal classico. Questo già denota capacità tecniche rilevanti, considerando gli standard del genere. E così è. Questo non vuol dire che ai nostri manchi personalità. Tutt’altro. La tecnica che li accompagna li aiuta ad avere carattere e un suono identificabile. Il disco apre con una versione live di Soultaker. Qui si può avere un assaggio della potenza della band dal vivo. Soprattutto si ha un chiaro esempio delle capacità dei nostri.
Precisione, pulizia sono le caratteristiche principali del brano. Stilisticamente le linee sono quelle classic speed sul solco tracciato dai Judas Priest. Non mancano stacchi, cambi di passo, rallentamenti repentini e fraseggi degni di una ballata. Il tutto rende la canzone variegata, non scontata. Tra tutti spicca la performance della voce. Un continuo sali scendi tra toni altissimi e bassi. Ottimamente si comporta anche la chitarra sul solo che porta alla fine della canzone. Si passa poi ad Aeternally, brano da studio. Immancabile cambio di atmosfera. Non foss’altro che per il differente luogo di registrazione.
Inalterata resta invece la potenza, la capacità tecnica dei nostri. In fase di registrazione non sono stati utilizzati magheggi o artefatti. Anzi. Sembra proprio che la volontà sia stata quella di riportare su disco le capacità espresse dal vivo. Stilisticamente non ci sono cambi. Il brano è meno veloce, più ponderato. Questo offre la possibilità di poter gustare tutti i passaggi presenti. Ottimo il solo di chitarra che spazia tra passaggi veloci, melodia e feeling. Farewell è il brano più evocativo del disco. Fin dall’inizio. Rumore di pioggia, vento, una sensazione di autunno inoltrato si addensa con l’ingresso dell’arpeggio di chitarra. Ad accompagnarla il basso con note lunge, cariche di sustain.
La seconda chitarra, distorta e in a solo, entra con la voce. Un connubio che apre nuovi mondi interpretativi. Sempre in salsa drammatica. Il brano lentamente cresce. Si aggiunge la batteria all’accompagnamento. Il ritmo non entra subito. Un crescendo di rullante porta all’esplosione successiva. Si muta completamente scenario. Doppia cassa terzinata, ritmo spezzato, chitarre piene. Solo la voce rimane evocativa. Non va mai oltre le righe. Grande gusto per la melodia e ottima tecnica. Il solo di chitarra è un po’ manieristico per quanto breve. Il brano non è un monolite.
Tra i cambi spicca sicuramente quello sui ¾. Quelli messi in campo dalla band sono fraseggi di richiamo prog. Secondo intervento solista. Questa volta la velocità non è la sola indicazione. Gusto e melodia la accompagnano in modo egregio. Inarrestabile la batteria. Doppia cassa alternata a momenti più lineari che a loro volta si intrecciano con passaggi progressive. Hal conclude questo mini. Il riferimento diretto che può richiamare è certo quello dei Mercyfull fate. E per l’incedere, tempo lento, e per l’utilizzo della voce.
Questa diventa ancora più evocativa grazie all’inserimento di un seconda cantante, donna. L’intreccio tra le due disegna interessanti volteggi melodici. Sono assenti cambi di tempo significativi. Diversi invece sono i passaggi che caratterizzano la base ritmica. Molteplici e mai fermi. Un continuo alternarsi tra tra lento e veloce. Ad interrompere questo mare in tempesta ci pensa un breve break che apre al ritornello e porta alla chiusura con a solo di chitarra.
Tirando le somme. Un buon lavoro quello degli Aeternum. Seppur muovendosi su un territorio minato, quello dello speed al limite del power, riescono ad essere riconoscibili. Sono ben consapevoli delle proprie capacità così come dei limiti che non cercano mai di travalicare. Un disco onesto il loro, di quei lavori che trasudano semplice voglia di suonare ciò che davvero piace al di là di andamenti temporanei o tendenze. Un disco consigliato a ha già nelle orecchie determinate sonorità ma è stanco della solita cavalcata trita e ritrita. Chi invece è a digiuno di un certo riffing, lo può approcciare grazie alla grande perizia degli Aeternum e alla loro vena melodica.