versozerO

Sulla scena da circa 30nni, i VersozerO conservano intatta passione, curiosità e sperimentazione. Da sempre liberi da etichette ma concentrati sulla volontà di esprimersi senza freni e senza limiti. Nei loro dischi miscelano di tutto, dall’elettronica al metal, dal punk al rock. Cantano in italiano, una scelta difficile e stimolante allo stesso tempo, come da loro stessa ammissione. In questa intervista raccontano i loro esordi, il loro ‘segreto’ di longevità come band, il proprio concetto di underground e tante altre curiosità. Una band da scoprire. Un’intervista tutta da leggere.

Una presentazione per chi non vi conosce

Ciao a tutti e grazie mille a ‘Tempi Dispari’ per questa intervista.

Siamo i VersozerO, una band della provincia di Milano/Como attiva dal 1990 (fino al 2001 con il nome di POUNDER) nata con l’intenzione di cercare un punto di incontro tra il Rock-Metal e le liriche del cantautorato Italiano.

Abbiamo al nostro attivo 3 album (Terra, Evolver, Uomo) e siamo al momento lavorando sul prossimo.

La prima domanda riguarda il vostro ultimo disco, Uomo. Come avete fatto? Come si fa a scrivere un’opera così intricata, ricca di contaminazioni e suggestioni?

Uomo fa parte di un percorso che è iniziato nel 2003 (anno di pubblicazione del nostro primo album come VersozerO) e continua tutt’ora.

Conseguenza di tante contaminazioni perché tanti sono i nostri gusti che, pur mantenendo solide radici nel rock/metal, vanno dal cantautorato al grindcore passando per la musica elettronica e mille altre influenze.

E’ il risultato anche di tanta esperienza maturata in questi anni e della continua ricerca sia musicale che sulle tematiche che da sempre ci spinge a fare nuova musica e ad affrontare ogni nuovo album con tanto lavoro di ricerca sui suoni e sulle tematiche.

Tutti i vostri dischi hanno come protagonista principale l’essere umano. Perché?

Perché siamo umani.

Perché, volenti o nolenti, tutto quello che vediamo e capiamo è inevitabilmente dipendente dal fatto di essere umani, avere determinati sensi e avere ognuno una propria esperienza ed un proprio vissuto.

E’ un universo estremamente vasto ed interessante e che ci piace esplorare sia nella sua parte luminosa che in quella oscura perché entrambe costituiscono e sono necessarie alla natura umana che può essere tutto (e lo è) oppure niente (e lo è).

Quello che cerchiamo di fare è quindi una riflessione su ciò che siamo (come individui e come umanità) e ciò che vorremmo essere puntando al ‘meglio del nostro possibile’ perché siamo tutti al mondo per fare qualcosa e non fare niente perché si poteva fare poco non è una giustificazione

Che cosa manca oggi al genere umano?

Troppo spesso l’umanità.

Dal vostro punto di vista siamo in una costante fase di evoluzione o involuzione?

Come esseri umani siamo progettati per andare avanti, sempre e comunque quindi parleremmo di costante evoluzione.

Che poi questa sia in meglio o in peggio è un altro tema una cosa spesso indeterminabile e un punto di vista.

In fondo la vita è cambiamento, l’importante è quindi cambiare perché che tu lo voglia o no ‘il cambiamento passa e se non cambi passerai’.

Una carriera lunga costellata da 3 dischi e svariate grandi occasioni live. Il ‘segreto’ per sopravvivere nel panorama musicale?

Tre cose :Passione, Passione e anche un po’ di Passione.

Tante cose succedono e ci sono successe. Tante soddisfazioni e qualche delusione.

E’ cambiato tutto intorno a noi e siamo cambiati anche noi ma alla fine se siamo ancora qui è principalmente perché ci piace quello che facciamo, non sappiamo farne a meno e teniamo vivo quell’entusiasmo e quella curiosità che avevamo anche 30 anni fa.

Sono trascorsi diversi anni tra un disco e l’altro. Cosa è cambiato?

Come VersozerO, i componenti.

Il prossimo sarà il nostro primo album di seguito con la stessa formazione.

Siamo poi cresciuti, maturati, cambiati ed in 30 anni è naturale.

E’ cambiato anche il mondo in cui viviamo, qualcosa in peggio e qualcosa in meglio, ma, come dicevamo, il cambiamento è la vita che vive.

Una differenza tra Evolver e Uomo sono i suoni, da una parte, la complessità del songwriting dall’altra. È stato un caso o ascoltando i dischi vecchi avete detto: ecco dovremmo migliorare qui e qui?

Non c’è stata una precisa intenzione di migliorare o cambiare qualcosa in particolare ma sicuramente quella di fare un altro passettino avanti nel nostro percorso.

Tra Evolver ed Uomo sono poi cambiati chitarrista e cantante oltre ad essere un po’ cambiati anche noi.

Se facciamo un album nuovo è perché pensiamo di avere ancora qualcosa da dire, cosa che stiamo facendo anche per il prossimo album.

Qual è la parte più difficile dello scrivere in italiano? Trovare il testo ‘giusto’ o la melodia?

In realtà scrivere in Italiano è una cosa che ci viene naturale.

A livello di composizione nei brani dei VersozerO solitamente testo e musiche seguono due binari inizialmente paralleli per poi sposarsi e partorire la melodia e la metrica in un gioco in cui musica e parole si supportano, aiutano e, perché no, scambiano di posto grazie anche alla fluidità e alle possibilità che la lingua Italiana porta con se.

Perché avete scelto di cantare in lingua madre?

Perché oltre ad essere, appunto, la nostra lingua madre, l’Italiano è una lingua meravigliosa che sebbene meno si presti ad un linguaggio come quello del Rock/Metal, rappresenta una sfida stimolante che è in grado di dare grandi soddisfazioni.

Dai dischi non si evince un’influenza diretta per le liriche o le metriche della voce. Quali sono?

Su liriche e metriche cerchiamo di essere originali ma indubbiamente il nostro riferimento è la tradizione del cantautorato e del Rock Italiano che crediamo avere pochi eguali nel mondo.

Possiamo quindi citare Ferretti dei CSI, Morgan, Silvestri, Bersani, Guccini e, ovviamente, quello che riteniamo il sommo poeta e cioè De Andrè (uno che ha scritto canzoni che tolta la musica non sono meno belle).

Come l’essere di Milano/Como ha influenzato il vostro modo di scrivere?

Essere una band della provincia di Milano/Como ci ha permesso, soprattutto agli inizi, di vivere e fare parte del fermento degli anni ’90 dove il rock italiano ha toccato una delle sue vette.

C’era molta voglia di fare, molto da fare, molti gruppi interessanti da seguire e molto seguito per cui, proprio ai nostri inizi, è stata una bella spinta per iniziare e costruire su basi solide ed essere ancora qui dopo oltre 30 anni.

Il metal è ancora un’adeguata colonna sonora per la nostra epoca?

Assolutamente si anche perchè oramai è difficile definire cos’è il Metal e questo per noi, che non amiamo le etichette, è un bene.

Diciamo che per noi è energia, passione e indipendenza e puoi trovarlo in mille forme e sfaccettature soprattutto dopo lo sdoganamento del Metal operato dai Metallica negli anni ’90 e con il diffondersi del crossover di band imprescindibili quali i Faith No More.

Oggi il Metal è anche dove meno te lo aspetti.

Per alcuni è un sacrilegio, per noi è meraviglioso.

Il rock ancora non riesce ad emergere come dovrebbe o vorrebbe. Perché?

Perché è Rock. Non è fatto per il successo globale, quello si chiama Pop.

Detto questo, comunque il Rock si è insinuato ovunque per cui i confini sono labili e anche in molte produzioni Pop o Elettroniche è indubbia l’influenza del Rock.

Nei vostri testi c’è una grande attenzione terminologica. Le parola sono importanti?

Sono fondamentali.

E’ una cosa cui teniamo particolarmente e facciamo molta attenzione a quello che diciamo e a come lo diciamo.

Crediamo il modo in cui si dice una cosa è spesso importante quanto il concetto stesso.

Quando concetto, frase e musica riescono a supportarsi (come una freccia che la mano lancia tramite l’arco) l’effetto può essere deflagrante.

Nel suono e negli interventi delle chitarre si sentono moltissime influenze. Quali sono i chitarristi di riferimento?

Sicuramente, a livello di chitarre, le radici musicali affondano nel periodo tra metà anni 90 e anni 2000; nei gruppi groove metal e Nu metal con chitarristi quali Head e Monkey dei Korn, Wes Borland dei Limp Bizkit, Tom Morello dei Rage against the machine e il compianto Diamond Darell dei Pantera.

Uomo è però figlio dei tempi moderni, quali il Djent Metal e le sonorità di Periphery, Tesseract, Kadinja in primis addolciti per sposarsi con il suono dei Versozero.

Il vostro concetto di underground?

Passione, indipendenza, tenacia e ottima musica

L’underground è la musica fatta per la passione di farla quindi ha ancora una purezza, un’energia e una ricerca che inevitabilmente si perde nel mainstream

La sua ‘malattia’ peggiore? La cura?

La chiusura che si cura guardandosi intorno, restando curiosi e approciandosi in maniera positiva a questo mondo e alle mille ottime band che ci circondano

Una band underground che consigliereste?

Una sola, impossibile ?

Solo per citarne alcune e riferendosi alla scena italiana consigliamo Psychoanalisi, Cyrax, Shivers Addiction, Chrysarmonia, Messa e Demikhov

Una mainstream che ancora vi stupisce?

Purtroppo le band Mainstream solitamente quando lo diventano non stupiscono più ma allargando un po’ il campo potremmo citare Mike Patton (in tutte le sue forme), i Beatles (che ad oltre 50 anni dal loro scioglimento stupiscono ancora) e i Voivod

Ieri l’idea, oggi il disco, e domani…

Altre idee e un altro disco, anzi … probabilmente due.

Stiamo infatti chiudendo la pre-produzione dei nuovi brani che hanno preso una direzione

interessante e un disco solo potrebbe non bastare.

Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?

Domanda molto complicata visto le innumerevoli possibilità che comporta.

Ne approfitteremmo quindi per tornare nel 1970 ed introdurci tra i ‘The Hollywood Vampires’ (un club nato al Rainbow di Los Angeles dove si trovavano personcine quali John Lennon, Alice Cooper, Keith Moon, Ringo Starr, John Belushi, Marc Bolan, Jim Morrison e Jimi Hendrix) e stare ad ascoltarli prendendo appunti

Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge/guarda/ascolta

Vogliamo ringraziare Tempi Dispari per questa intervista e invitare tutti a venirci a trovare sui nostri canali social e sugli store digitali dovete potrete conoscerci ed ascoltarci.

La raccomandazione è quella di supportare la scena underground ascoltando, cercando, diffondendo e restando sempre curiosi perché c’è davvero tanta musica interessante di qualità la fuori e ai giorni d’oggi non ci sono scuse per non approfittarne.

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