Prosegue il cammino degli Acid Brains di Stefano Giambastiani. In una carriera ormai venticinquennale di strada i nostri ne hanno percorsa. Eppure non sono paghi del livello e dei risultati raggiunti. Questi si contano in ben 6 dischi e 2 ep. È esattamente sugli ultimi due che ci concentreremo.
Per l’esattezza sull’ultimo, Caos vol.2. Come da titolo, il disco porta avanti quanto iniziato con il primo capitolo uscito nel 2022. il primo cambiamento tenuto fermo è il cantato in italiano. Gia questo fa la differenza con i lavori precedenti. A tale aspetto va poi accostato un certo inspessimento dei suoni, non che siano mai stati leggeri, e un’accentuazione del lato oscuro delle canzoni.
In tutte e quattro le tracce dell’ep aleggia una chiara aura scura, darkeggiante, priva di luce. Era presente anche nei dischi precedenti, fa parte dello stile della band, ma non in maniera così forte. Vuoi i testi in lingua madre, ma la pesantezza delle atmosfere si fa sentire fin dal primo brano, 14 febbraio. Un arpeggio melanconico apre la canzone. Batteria minimale, basso che accompagna con note lunghe. La voce è a metà strada tra il cantato e l’evocativo. Si cresce. La batteria entra a pieno regime.
L’intensità aumento su quello che possiamo considerare il ritornello. La struttura si ripete. La chitarra abbandona gli arpeggi per aprire la strada ad uno strumming leggero. Ottimo il cambio a circa ¾. Un bel crescendo che esplode in una mitragliata elettrica coadiuvata da vice urlata. Il caos, come dice il testo segna la chiusura del brano. MR Tanz è decisamente un omaggio ai CCCP. Con tanta rabbia in più e suoni iperdistorti.
Parti più pulite con chitarra che scodella riff acidi e il basso che martella si alternano a ondate elettriche irrefrenabili. La metrica del cantato è quella di Lindo Ferretti. È la rabbia che fa la differenza. Il brano chiude sul ritornello. La successiva Saturo è un perfetto connubio tra testo e musica. Suono saturo si alterna a momenti quasi languidi. Il riff distorto è iterante, ipnotico, lacerante. La struttura si ripete con interventi solisti blueseggianti e la batteria che gioca con terzine sul bordo del rullante.
Si riparte in piena corsa. Toni decisi, suoni invadenti. Preludio per lo special che segue. Questo inizia arpeggiato solo con la chitarra e la voce. Si sovrappongono poi basso e batteria con linee delicate, poco aggressive. Il brano si smorza su un lento crescendo che non esplode mai. Ottima scelta in quanto lascia l’ascoltatore in uno stato di tensione anche emotiva. Lasciami cadere chiude il quartetto.
Base percussiva introdotta dal basso. Su questa si appoggia la batteria, sempre percussiva e non a ritmo pieno. La voce è narrante. La sei corda crea atmosfere con accordi leggeri. Leggero incremento di intensità con suoni distorti. Si scende di nuovo. La chitarra si fa pulita. Gli arpeggi che si susseguono e sovrappongono sono quasi dissonanti. Nuovo interludio elettrico. Questa volta non si torna indietro. La voce incalza. Si alza, urla, sbraita per poi scomparire sul finale in arpeggio.
Concludendo. Un disco intenso quello degli Acid Brains. Mai scontato. Anzi. Perfettamente si pone in linea con l’evoluzione stilistica della band mettendone in evidenza i costanti passi avanti. Non è un lavoro che si possa ascoltare con leggerezza o semplice sottofondo. Almeno non prima dei 100 ascolti. E si, molti ne servono per entrare nei suoi solchi e carpirne le sfumature e, soprattutto, l’intenzione.
Questa è tutt’altro che banale. L’analisi è dell’animo umano in diversi frangenti della propria vita e di ciò che in questi momenti avviene. Per questo ciò che le canzoni possono trasmettere diventa puramente soggettivo. Ritengo non ci possa essere una canzone preferita. O il classico singolo che tira.
Tutte le canzoni sono più che valide perché esprimono tutte concetti diversi. Ottimo il sodalizio con l’italiano che dà una certa vena post punk sperimentale all’insieme. Un disco da avere ma, prima di essere acquistato, deve essere ben ascoltato. Anche se siete fan della band. Ci sono passaggi che potrebbero stupirvi.