Problematiche e difficoltà del mondo underground sono ben note. Ora è il momento di trovare delle soluzioni reali. Azioni concrete che vadano al di là delle parole. Anche Tiziano de Sante, batterista The Last Sound Revelation e membro del collettivo Metal Fury, in questa intervista ne propone diverse. Piccoli passi per arrivare ad un grande risultato.
Quelli che sono limiti e ‘problemi’ del rock/metal in Italia, soprattutto per quello prodotto nel Belpaese, li conosciamo già. Difficoltà di divulgazione, limitati spazi mediatici, problemi nell’organizzare eventi e via discorrendo. Sono anni che se ne parla, se ne dibatte, se ne discute. Sono anni che, però, si parla e basta. È diventato quasi un mantra autolesionista. La domanda è, assodato quanto sopra, quali potrebbero esse le possibili soluzioni effettivamente attuabili? Non parliamo del: sarebbe bello se. Parliamo del: possiamo fare così.
A mio avviso è un problema culturale e professionale. Culturale su diversi aspetti, in primis il fatto che fare Musica in Italia non sia considerato un lavoro ma un hobby; poi viviamo in un’epoca Fast and furious, del “tutto e subito” e del tutto “facile”. Ergo, grazie alla tecnologia “chiunque” può fare musica, anche chiuso in camera.
Culturale perché non viene più fornita un’educazione musicale corretta ai giovani, dalla famiglia. Si è perso completamente il gusto della scoperta, dell’ascoltare qualcosa di nuovo, di sconosciuto, magari davanti ad una birra. Una possibile soluzione, a mio avviso, potrebbe essere quella di abbandonare temporaneamente i supporti tecnologici e tornare a vivere i locali di Live music come punto di ritrovo e tornare al gusto di godersi dal vivo la musica, a prescindere dal se o dal chi suona quella determinata sera.
Professionale: inizio col dire che di band in Italia ce ne sono migliaia, come anche delle più disparate maestranze di settore: mi riferisco ad organizzatori, promoter, producer, etichette discografiche, gestori dei locali ecc ecc. La domanda che mi faccio sempre è: quante di queste band, compreso la mia, hanno un prodotto realmente e concretamente valido, innovativo e catchy da proporre? Quante di queste hanno fatto, stanno facendo o faranno i giusti investimenti e passi obbligati per poter arrivare ad un pubblico più ampio?
Per quanto riguarda invece le “maestranze” purtroppo il nostro paese è pieno di personaggi non qualificati, non formati, improvvisati o mossi da scopi di lucro personali.
Possibile soluzioni? Per quanto riguarda le band, maggiore oggettività ed umiltà da parte di tutti. Circa tutto il resto, servirebbe che ognuno tornasse a fare il mestiere che ha scelto. Il musicista fa il musicista, l’organizzatore fa l’organizzatore, il gestore fa il gestore ecc ecc. Con la dovuta formazione, competenza ecc ecc.
La sensazione è che si rimanga in attesa che le cose cambino. Che arrivi qualcuno o accada qualcosa per cui la situazione possa mutare. Nel frattempo si vivacchia. Salvo poi, per moltissimi, lamentarsi. Non sarebbe forse meglio cercare di muoversi autonomamente e creare vie di uscita invece di aspettare che qualcun altro lo faccia per noi?
Come tu sai, faccio parte del collettivo Metal Fury, nato sotto pandemia per tentare di dare supporto reciproco alla scena rock e metal a livello social e stream e successivamente anche per tornare a suonare live quando tutto è ripartito. Posso confermarti che finché era tutto chiuso, in stand-by ecc ecc c’era partecipazione attiva. Non appena è ripartito tutto, a parte la spinta iniziale dei primi tempi, piano piano, la maggior parte è tornata a coltivare il proprio orticello, dimenticandosi completamente tutto il resto.
Soluzione? Reale supporto reciproco tout court, live, merchandise ecc ecc costante e continuo.
Un difficoltà emersa ascoltando diversi youtuber tra i 20 e i 30 anni che parlano di rock/metal, è il riuscire, per la loro generazione, ad inserirsi nel giro. Molti evidenziano come, a causa della giovane età, vengono spesso dileggiati, non presi sul serio. Quasi che per essere ‘considerati’ debbano superare un esame di ammissione. Il che non favorisce certo un dialogo. È un problema che avete riscontrato?
Anche questo purtroppo è un limite. Il limite di genere, di catalogazione ecc ecc. I tempi passano, la musica evolve e se si rimane incastrati nella catalogazione, ecco che non c’è spazio per nuove proposte e nuove contaminazioni. Sulla prima domanda posso dirti però che di “appena usciti dalla sala prove che pretendono di suonare a Wembley” ne è pieno e si ricongiunge a quanto scritto prima.
Di critiche ce ne sono e ce ne saranno sempre ma Se il prodotto presentato è professionalmente valido, saranno costruttive per un miglioramento costante. Non abbiamo riscontrato, per quanto ci riguarda questo tipo di atteggiamento, ma ad esempio, facendo noi Strumentale, ogni tre per due ci viene chiesto “Quando mettete un cantante o una cantante”? Non so se mi spiego…
Le mentalità dei ‘vecchi’ della scena e delle nuove leve, sono davvero inconciliabili o è volontà degli storici non voler ammettere che il tempo passa e che bisogna andare avanti, ‘crescere’ ascoltando anche altro?
E’ sempre stato difficile, in Italia, ammettere che il tempo passa e che bisogna ascoltare anche altro. Ti dirò di più, è proprio ascoltando altro che si allargano gli orizzonti ed i punti di vista e si eviterebbe così di restare mummificati…
Altro limite evidenziato dai giovani è che quando si recano ai concerti vengono criticati o sminuiti perché non conoscono tutte le canzoni delle band che si stanno esibendo. Dal loro punto di vista questo non è un limite dato che si stanno ‘formando’. È un limite che notate?
Io vado ai concerti di band che non conosco o che conosco ma non conosco i testi e non ho mai ricevuto alcun tipo di critica. Ben vengano i giovani o chiunque sia che viene a vedere i concerti e non conosce le canzoni, significa che si sta realizzando quello che dicevo all’inizio, ossia che sta cambiando la Cultura e che piano piano si ritorni alla scoperta.