Prosegue il nostro viaggio nell’underverso per trovare le soluzioni al suo stato di stallo. Questa volta è Frank Marrelli, chitarrista dei Les Long Adieux ad esprimersi. Un discorso lucido, pragmatico, ben conscio dei limiti e, soprattutto delle possibilità anche l’underground ha.
Quelli che sono limiti e ‘problemi’ del rock/metal in Italia, soprattutto per quello prodotto nel Belpaese, li conosciamo già. Difficoltà di divulgazione, limitati spazi mediatici, problemi nell’organizzare eventi e via discorrendo. Sono anni che se ne parla, se ne dibatte, se ne discute. Sono anni che, però, si parla e basta. È diventato quasi un mantra autolesionista. La domanda è, assodato quanto sopra, quali potrebbero esse le possibili soluzioni effettivamente attuabili? Non parliamo del: sarebbe bello se. Parliamo del: possiamo fare così.
Facciamo una premessa: non credo che esista una soluzione univoca. Mi spiego meglio: credo che quello che può funzionare per un artista o in un determinato contesto non è detto che possa andare bene in un altro contesto. Detto questo ritengo che il nodo cruciale sia quello del coinvolgimento dei più giovani. Dopo tutto sono loro che muovono il mercato, un tempo acquistando i CD o i vinili, adesso in altra maniera.
Quindi in qualche maniera bisogna sapersi adattare nel trovare il modo di raggiungere questo potenziale pubblico, che (parliamoci chiaro) non si trova nei pochi locali underground che sono rimasti (in questo caso parlo di Roma). In una certa misura la conseguenza è che i social media diventano un male necessario e imprescindibile.
Avere interazioni sulle pagine, una certa attività su YouTube e partecipare a eventi in streaming può essere utile. Poi bisogna vedere a quale pubblico ci si vuole rivolgere. Noi con Les Longs Adieux non crediamo di poter interessare agli adolescenti di conseguenza non usiamo Tik Tok, tanto per fare un esempio.
Tramite gli altri social però abbiamo avuto dei buoni riscontri partecipando a tantissimi eventi in streaming su twitch, soprattutto durante la pandemia, certo non parliamo di numeri enormi, ma rispetto a molti gruppi non ci possiamo lamentare.
Sempre grazie al lavoro in questo senso abbiamo avuto la possibilità di suonare all’estero, senza doverci affidare a booking agency a pagamento… insomma i social sono ormai uno strumento fondamentale. Una postilla però va fatta: non si può vendere fuffa. Faccio un esempio. Conoscevo un coglione che si vantava delle visualizzazioni che aveva fatto col suo gruppo su YouTube.
Ovviamente non la metteva così, ma condivideva questo suo finto successo inviando messaggi su WhatsApp e sbandierandolo ai quattro venti su Facebook. Peccato che le aveva acquistate tramite un’agenzia specializzata in Google Ads.
Il bello è che metteva pure il nome dell’agenzia tra i tag… ecco le sponsorizzazioni fini a se stesse non servono veramente a nulla e di tipi così ce ne sono tanti… ma mi sto dilungando. Ultime due cose: essere il più possibile autosufficienti e non fossilizzarsi sulla propria città.
Soprattutto quest’ultimo punto ritengo sia importante. È possibile che per una serie di motivi le cose nel proprio luogo d’origine non girino al meglio, meglio non farsi il sangue amaro e cercare risposte positive da altre parti.
La sensazione è che si rimanga in attesa che le cose cambino. Che arrivi qualcuno o accada qualcosa per cui la situazione possa mutare. Nel frattempo si vivacchia. Salvo poi, per moltissimi, lamentarsi. Non sarebbe forse meglio cercare di muoversi autonomamente e creare vie di uscita invece di aspettare che qualcun altro lo faccia per noi?
Sarebbe meglio in effetti. Per anni si è aspettato che arrivasse un gruppo di successo che trascinasse tutta una scena locale con sé nell’ Olimpo del rock. Alcuni credevano che tutto questo si fosse concretizzato con i Maneskin, ma ovviamente non è cambiato nulla. Rimaniamo a parlare di un prodotto uscito da X-Factor, che può interessare allo stesso pubblico che ascolta Fedez, Emma Marrone e tutto quel mondo.
Non credo che il ragazzino sedicenne che ascolta i gruppi usciti dai talent lo puoi trovare ad ascoltare gli Obituary il giorno dopo, magari al concerto dei Guns n’ Roses al Circo Massimo sì, ma giusto perché poi può postare la diretta su Instagram.
Manca la credibilità non ti pare? Ti puoi muovere per conto tuo è forse sarebbe meglio, non si può sostenere un mondo che si deve auto alimentare. Cose del tipo: “io vado al suo concerto così lui viene al mio” a cosa servono? Forse solo ad abbassare il livello qualitativo generale.
Non credo che di questi tempi uscirà fuori una nuova Seattle e se dovesse accadere non scommetterei su Roma. Tutto sommato, come dici tu, conviene cercare soluzioni in proprio, ne gioverebbe pure l’originalità probabilmente. I mezzi per muoversi in proprio poi nel 2023 non mancano di certo.
Un difficoltà emersa ascoltando diversi youtuber tra i 20 e i 30 anni che parlano di rock/metal, è il riuscire, per la loro generazione, ad inserirsi nel giro. Molti evidenziano come, a causa della giovane età, vengono spesso dileggiati, non presi sul serio. Quasi che per essere ‘considerati’ debbano superare un esame di ammissione. Il che non favorisce certo un dialogo. È un problema che avete riscontrato?
Innanzitutto bisogna vedere di che giro si parla. Certo nel “giro” underground magari lo Youtuber può essere guardato con sospetto, ma manco troppo. Onestamente nel rock e nel metal non ho mai visto problemi di questo tipo… anzi. Ricordo che una volta vidi un gruppo di liceali (dieci anni fa), si chiamavano White Thunder ed erano fichissimi.
Vidi sempre nello stesso periodo gli Hi-Gh, facevano speed metal ed erano poco più che ventenni, ma fortissimi e apprezzatissimi dal pubblico, però in effetti parliamo di anni fa, ma non credo che il pubblico metal sia diventato meno accogliente in tal senso.
Io dal canto mio sono stato fortunato nell’ambiente metal, avendo esordito presto su disco con i Savers nel 1999, adesso nessuno se li ricorda, ma ai tempi eravamo molto seguiti e questo mi ha fatto inserire bene in quel mondo.
Il discorso cambia in altri ambiti, se penso alla scena goth ad esempio è difficilissimo trovare gruppi locali nuovi che siano seguiti e non siano composti già da persone che stanno da anni nel giro (parlo di Roma, perché fuori non ho riscontrato questo problema). Quindi se non si vuole fare la fine dei dinosauri meglio accogliere i volti nuovi, altrimenti tanto vale fondare una setta o una società segreta.
Le mentalità dei ‘vecchi’ della scena e delle nuove leve, sono davvero inconciliabili o è volontà degli storici non voler ammettere che il tempo passa e che bisogna andare avanti, ‘crescere’ ascoltando anche altro?
Fa quasi ridere che ci si possa scannare per quelle che tutto sommato sono briciole non credi? Bisogna crescere certo, ma in che modo? Io preferirei senz’altro gruppi nuovi che possano proporre cose nuove, roba che vada oltre la lezione studiata su YouTube. Belli i Greta Van Fleet, ma ho già ascoltato i Led Zeppelin.
Oggi tra le novità di Radio Rock ho ascoltato un gruppo che si chiama Dirty Honey (mi pare fosse quello il nome), tutto bello, tutto suonato bene, ma tutto già sentito se hai ascoltato anche solo di sfuggita gli Aerosmith. Gli Airbourne? Stesso discorso di sopra sostituendo i nomi citati con gli Ac/Dc. Dove sta la novità? Dunque torniamo al punto di partenza: mi piacerebbe ascoltare anche altro, ma come verrebbe accolta una cosa nuova dai “vecchi” della scena?
Probabilmente vengono trattati bene i gruppi che ai veterani ricordano i loro anni d’oro. Del tipo “gagliardi ‘sti pischelli! Questi suonano la musica buona, mica le porcate di adesso! E si vestono pure come noi ai bei tempi…”. Ma con questo ragionamento come verrebbe accolto un David Bowie nel 2023? Forse bene, forse no. Un gruppo veramente bravo e originale verrebbe apprezzato o preso per il culo? Credo che lì sia un po’ il caso che decide, insieme al discorso di un’ipotetica credibilità.
Certo le cose nuove all’inizio non è detto che vengano subito apprezzate e questo vale da Frank Zappa fino all’ultimo punk incompreso di provincia. La conseguenza è che a volte l’unico modo che hanno i gruppi nuovi per crearsi una nicchia di rispetto è quello di fare cose vecchie (spesso meglio dei vecchi).
Altro limite evidenziato dai giovani è che quando si recano ai concerti vengono criticati o sminuiti perché non conoscono tutte le canzoni delle band che si stanno esibendo. Dal loro punto di vista questo non è un limite dato che si stanno ‘formando’. È un limite che notate?
Mai vista una cosa del genere, sicuramente però se te lo hanno riportato il fenomeno esiste ed è la cosa più stupida che si possa fare. Perché dileggiare un ragazzino che si vuole vedere un concerto? Si vede che da qualche parte ci stanno dei guru che possono rilasciare il patentino per essere metallaro, goth o punk… non saprei, fa già abbastanza ridere così. Una cosa la posso affermare con certezza: a un concerto dei Metallica probabilmente non saprei riconoscere almeno la metà del repertorio, sono rimasto troppo indietro.
Grazie mille
Grazie a te!