Oggi le soluzioni per l’underground le suggerisce Maurizio Santini. Anche per lui un’analisi lucida effettuata anche alla luce di quanto fino qui proposto da chi lo ha preceduto. Lo fa non attraverso un’intervista ma un intervento diretto. Tutto la leggere.
“Ho letto gli altri interventi e in linea di principio trovo tutto condivisibile. Dal supporto reciproco fino volendo alla “federazione”. Penso anche che il sostegno da utente medio dei social a iniziative come appunto Tempi-Dispari ci costi veramente poco, come anche l’iterazione coi contenuti social degli altri gruppi.
Mi è capitato, però, anche di trovarmi in iniziative che ben poco avevano a che fare con la promozione del prodotto artistico in sé, ma che erano praticamente solo puntate ad “imbrogliare” (in senso buono eh) i vari algoritmi social e delle piattaforme di streaming, giusto per arrivare ad avere appunto qualche stream in più. D’altra parte di iniziative sane ce ne sono, e per fortuna!
Nel mio ragionamento, tuttavia, vorrei tirar dentro anche il discorso legato all’istruzione e all’educazione all’ascolto: ho paura che non si investe veramente nell’istruzione musicale, ma se vuoi culturale in generale, diverrà sempre più difficile far passare il concetto di prodotto artistico meritorio. Mi spiego meglio.
Al momento creare musica e metterla a disposizione è diventato un processo molto democratico e, di questo, non possiamo che rallegrarci. Allo stesso modo però questo favorisce un’immensità di produzioni sia meritorie che meno, ma che non hanno differenziazioni nell’arrivare al possibile ascoltatore. Possibilità che si annullano completamente sui canali mainstream, che poi sono quelli che in effetti veicolano la maggior parte degli ascolti.
Quando manca l’educazione musicale, l’ascoltatore finisce per appiattirsi su quanto viene proposto (dal mainstream o dagli algoritmi), senza neanche avere gli strumenti per poter o voler richiedere dall’ascolto una qualche forma di soddisfazione artistica.
Concludendo, ritengo che potrebbero aiutare il mondo underground anche iniziative di educazione all’ascolto, magari anche nelle scuole, di modo da poter fornire almeno la curiosità nell’ascoltatore di andare a cercare qualcosa di diverso dal mainstream.
Piccolo esempio: mia sorella mi scrive qualcosa sul brano tormentone estivo dei KOLORS, che ovviamente ha sentito fino alla nausea sui canali mainstream. Le ho risposto mandandogli i link delle collaborazioni di Elisa con Muse e SOEN, quindi non propriamente underground, ma che non aveva mai sentito!
Ecco, quello che intendo, è che l’ascoltatore possa avere l’educazione non solo nel capire la differenza tra KOLORS e Muse (che poi è anche una questione di gusti, ben inteso), ma anche nel avere la curiosità e le conoscenze per andare a cercare qualcosa di più artisticamente soddisfacente, compreso anche il nostro underground”.