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C’era una volta la musica colta.

Un tempo la differenza tra musica colta e quella popolare, era decisamente più sentita. Se vogliamo vedere, fin dagli albori. La musica classica era per i ricchi e gli stornelli per i popolani. Ma oggi, quasi alla fine del 2023, ha ancora un senso questa categorizzazione? Non possiamo negare che in taluni ambiti sia ancora molto sentita. Parliamo, fuori da equivoci, del jazz. La musica colta per eccellenza. Anche se va notato un aspetto. Non sono i musicisti a metterla in evidenza.

Piuttosto sono gli ascoltatori. ‘Io ascolto jazz’ lo si dice con un po’ di supponenza a volte. Come se il resto della musica fossa robetta, canzonette. Per non parlare della reazione quando si parla di rock o metal. Orrore! Ma davvero è così? Se andassimo ad analizzare il motivo per cui la musica colta si chiama così, noteremmo che ciò che la caratterizza sono le strutture e la parte teorica.

Oltre ad un ascolto, di conseguenza, non immediato. E nel resto del mondo musicale? È lo stesso. Prendiamo una manciata di brani smaccatamente pop e analizziamoli. A livello armonico e melodico, senza scendere in tecnicismi, non sono poi né semplici né banali. Sono costruiti per piacere, per essere orecchiabili. Ma chi ha detto che questo vuol dire che debbano essere banali e semplici? L’orecchiabilità non è banale. Stiamo poi tralasciando un altro aspetto non secondario.

In ogni caso, che sia complessa o immediata, la musica ha una funzione predominante: emozionare. Senza questa, non ha senso di esistere. Ergo, quello che conta è ciò che trasmette più che il come. Ovvio, esistono le dovute eccezioni, i distinguo e i sacrosanti gusti personali. Resta il fatto che prima di ‘giudicare’ un brano o un artista etichettandolo come banale e buono solo per chi non capisce nulla di musica, conosciamolo.

Poi potrà non piacerci quello che fa, ma almeno saremo oggettivi e criticheremo a ragione veduta e non per partito preso. Questo apre un altro dilemma: abbiamo abbastanza apertura mentale anche solo per ascoltare ciò che non ci piace? Allo stato attuale e, soprattutto, da una certa età in poi, la riposta è no. Non siamo così elastici. Se una volta il ‘dimmi che ascolti e ti dirò chi sei’ era quasi legge, oggi non le è più. Lo stesso teorizzatore della musica pop (inteso come popular), il buon Bob Dylan, era tutto tranne che banale.

Ad iniziare dai testi, alla musica. Certo, il periodo acustico, da menestrello, non permetteva grandi costruzioni armoniche. Tuttavia, anche allora, la banalità era evitata. Quanti brani di Dylan sono orecchiabili ma poco ‘cantabili’ perché hanno delle metriche non lineari? Moltissimi. E come lui mille altri. Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano gli estimatori della musica colta. Se anche Dylan è da scartare o qualcosa può essere tenuto.

Soprattutto, mi piacerebbe conoscere i criteri secondo i quali oggi vengono decisigli artisti che appartengono alla categoria. Nel rock e nel metal sono moltissimi gli esempi di band che hanno scritto dischi intricatissimi o tecnicamente complessi. Eppure non mi pare siano stati inseriti nello spazio colto. No, il rock, inteso in senso ampio, è ancora una musica di semplice intrattenimento. Non parliamo poi del nostro mondo. Se già il mainstream è puro business, l’underground è il regno dell’inutilità.

Quello che maggiormente preoccupa di chi fa di questa chiusura un vanto, è la regressione. SI chiudono talmente tanto da non accettare nulla che sia diverso da quello che ascoltano. Ed è una strada che, purtroppo, spesso, hanno preso molti ascoltatori di rock. Quanti proggers definiscono la loro musica quella migliore mentre il resto sono solo bazzecole? O anche chi ascolta grindcore. I gruppi grind si che sanno suonare. Mica come le band glam o classic metal… e cia discorrendo.

La conclusione qual è? Come sempre, la chiusura, il voler etichettare a tutti i costi, il ritenere un genere di musica inutile, insulso o superfluo fa male a noi e al nostro ambiente. Certo, essere di mentalità aperta non è facile. Tuttavia è necessario. Se non per restare al passo con in tempi, almeno per sopravvivere. Diversamente, la strada è già tracciata.

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