Gli Ultima sono una interessante realtà djent nostrana. Incredibile padronanza tecnica e sensibilità melodica rendono il loro lavoro davvero degno di nota. In questa intervista raccontano del loro ultimo disco, Bloom the ego, del loro concetto di underground, di come ascoltare sempre e solo i classici limiti la scoperta di nuovi artisti meritevoli di attenzioni e altri interessanti spunti.
Una presentazione per chi non ti conosce
Bella! Noi siamo gli Ultima, un gruppo di amici (ormai fratelli) che si impegna il più possibile per cercare di fare le cose fighe! Facciamo Djent / prog metal dove sembriamo cattivissimi ma in realtà siamo buoni
Iniziamo dal vostro ultimo lavoro. Come è nato?
’Bloom The Ego’ non è nato come album, lo è diventato dopo. Quando ci siamo formati abbiamo semplicemente continuato a comporre il più possibile in tutte la maniere possibili (tutti in sala prove, tutti a casa di Patrik (chitarra), Matteo (voce) da solo che mandava demo che avremmo poi rivisitato in sala, Jacopo (batteria) che faceva intere strutture che poi mandava ai chitarristi etc.). Una volta raggiunto un certo numero di brani abbiamo scelto quelli di cui eravamo più convinti, formando così l’album.
Il vostro genere, una casualità o una scelta?
È stata una scelta dal giorno 1. Ci siamo tutti innamorati dei Periphery in primo luogo e da allora è stato subito deciso che quello era ciò che volevamo fare, sia perché ci è piaciuto troppo, perché era una sfida estrema a livello tecnico e anche perché secondo noi è il metal del presente e del futuro.
Da dove nascono i vostri testi?
Nascono spesso da sensazioni/avvenimenti che vive il membro/i che scrive il testo (può capitare che oltre al cantante Matteo scrivano i testi anche Patrik o il batterista Jacopo, non abbiamo una regola fissa). Altre volte invece prendiamo ispirazione da avvenimenti storicamente accaduti come nel è stato nel caso di ‘Wolves’ dove parliamo del disastro di Chernobyl, oppure nel caso dell’ormai penultimo singolo abbiamo raccontato la storia della divinità mesopotamica Lamastu.
Quanto conta la preparazione tecnica oggi?
Allo stato attuale conta poco, ma ci sentiamo in dovere di dirlo: dovrebbe contare molto di più. Alle volte può capitare che dei brani di una x band suonino da Dio all’ascolto, poi però live cadono le braccia perché spesso sembra che non sia nemmeno la stessa band, mentre secondo noi (per quanto possibile) una band dovrebbe suonare bene in studio ma altrettanto bene anche dal vivo.
L’aspetto più difficile del vostro metodo compositivo?
La cosa più complessa è avere la mentality per mantenere i ritmi serrati, soprattutto per il fatto che in fase compositiva abbiamo la regola di essere tutti presenti in maniera tale che tutti possano dare il proprio contributo, cosicché una volta terminato il brano non ci siano dubbi o rimpianti: meglio di così non potevamo.
Come vi siete trovati per suonare assieme?
Jacopo e Massimo che suonavano già insieme in una precedente band hanno aperto il progetto, subito dopo si è unito Patrik (che suonava con Jacopo prima ancora di Massimo). Matteo (basso) lo abbiamo trovato per miracolo sull’allora già morente Villaggio Musicale e dopo una serie di tentativi con vari cantanti siamo finalmente incappati su Matteo (voce) che si è unito a noi dopo qualche mese.
Che cosa manca alla musica di oggi?
È proprio quello il fatto: alla musica non manca nulla anzi, c’è troppa roba. Oltre ad essere musicisti e compositori per sperare di ottenere qualche soddisfazione è necessario essere anche content creator, manager, editor, producer, pr…Tutto ciò rende tutto molto più complesso, però sembra quasi un gioco di ruolo dove devi livellare il personaggio per poter progredire nella storia e ogni volta succede sempre qualcosa di nuovo da aggiungere al proprio bagaglio di memorie. Tutto ciò è estremamente eccitante e divertente!
Se doveste iniziare adesso a fare musica, quale via scegliereste?
La stessa che abbiamo scelto all’inizio del progetto. Ci rifiutiamo di cambiare stile o genere solo per il gusto di seguire le tendenze del momento, questa è la nostra personalità quindi poco cambierebbe.
Qual è oggi la difficoltà maggiore, secondo voi, per le band storiche (parliamo di underground)?
Raggiunta una certa età è sempre complesso portare avanti progetti simili. Perché poi entra in gioco la famiglia, il lavoro e tutto il resto. Per di più la musica evolve e se non si è disposti ad evolvere con lei è facile che la passione venga a mancare dopo un certo periodo.
In tanti dicono che troppi artisti cercano di riprodurre ciò che è stato nel passato perché la musica di oggi non vale nulla. Il tuo punto di vista?
Mah ragazzi, noi ce ne laviamo le mani. Tanto ci sarà sempre il bulletto di turno a cui non va bene qualcosa. Che continuino ad ascoltarsi i primi Metallica o i Led Zeppelin se vogliono, non sanno che si perdono un mondo incredibile formato da altrettanto persone incredibili, sicché il problema è tutto loro. È necessario far riferimento a band del passato proprio perché ci possono essere degli spunti, se avessimo la sfera di cristallo faremmo affidamento pure sulle band del futuro!
La musica oggi dovrebbe essere più…?
La musica oggi deve essere più guardinga. Perché gli emergenti sono incazzati a causa del nonnismo che alle volte percepiamo e prima o dopo ci si renderà conto che gli emergenti alle volte sono molto più preparati dei professionisti, sia tecnicamente, professionalmente e mentalmente.
Un artista o una band per cui vi piacerebbe aprire?
Ma noi non vogliamo aprire, noi ci meritiamo l’headlining!! No dai si scherza. Beh potremmo risultare ripetitivi ma noi avremmo troppo piacere di scendere in guerra con (o contro?) i Periphery. Essendo nati grazie a quasi solo la loro esistenza sarebbe per noi un onore impagabile.
Una che vorresti aprisse per voi?
I Periphery! Se dovesse mai essere che loro aprono a noi allora significa che siamo arrivati <3
Il vostro concetto di underground?
L’underground è un luogo bellissimo, alle volte un po’ balordo, pieno di mafie varie, ma davvero scavando sotto terra si capiscono i valori della musica e non solo. È un luogo dove ci si può arricchire di esperienze!
La sua ‘malattia’ peggiore? La cura?
La malattia è spesso non essere in grado di replicare live i brani registrati. La cura? In linguaggio da gaming noi diciamo “grindate Cristoddio” (studiate/allenatevi). Perché volete azzardare cose che non sapete suonare?
Una band o un artista underground che consigliereste?
Non si supporta la concorrenza… (LOL)… A parte gli scherzi non ce la sentiamo di fare nomi perché di sicuro dimentichiamo qualcuno involontariamente. Perché si, c’è moltissima gente che merita molta più visibilità. Ma per adesso son tutti fossilizzati a guardare le trashate ridicole su Sanremo piuttosto che cercare su Spotify qualche gruppetto emergente che faccia qualsiasi genere.
Una mainstream che ti stupisce?
Abbiamo già detto Periphery? Solo per il fatto che hanno una costanza incredibile nel fare album e anche per il fatto che sono dei demoni in tutto. Hanno costruito un impero fatto non solo di musica: si sono aperti la loro etichetta, vendono samples midi delle loro batterie, in 4 su 5 sono produttori, fanno clinic, sono endorser di cose che esulano pure dal contesto musicale etc.
Ieri l’idea, oggi il disco, e domani…
Boh! Noi continuiamo semplicemente a fare quello che più ci piace e a rispettare le scadenze varie che siamo preposti. Ci siamo resi conto che alla fine della fiera la cosa più importante è il viaggio, non la destinazione. Poi se arriva anche quella meglio!
Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta?
“Se aveste la possibilità di vedere il futuro, vedendo quindi dove siete stati in grado di arrivare e i vostri peggiori errori, cosa fareste?”.
Riposta: non faremmo niente perché rifiuteremmo l’offerta di vedere il nostro futuro. Non ci vogliamo spoilerare e precludere nulla.
Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?
Probabilmente uno dei gruppi più big di sempre nel metal. Slipknot oppure anche i Metallica. Chiederemmo: ne è valsa la pena fare tutto questo? Come ci si sente dall’altra parte? Qual’è la cosa più importante? Cosa cambia dall’avere successo o dall’avere una vita normale?
Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge
Ciao a tutti ragazzi, speriamo di non avervi annoiati! Non siamo nessuno per poter raccomandare cose e non abbiamo nemmeno voglia di spammarci dicendovi di seguirci nel viaggio che vorremmo far con voi, ma un messaggio lo vogliamo trasmettere: fate quel che vi piace, già solo facendolo vi renderete conto che ne vale la pena!