L’album The Cold Summer of the Dead dei Junkfood, uscito nel 2012, rappresenta uno degli esperimenti più originali della scena musicale strumentale italiana. Con un sound cupo e viscerale, questo lavoro si inserisce tra rock, jazz, e post-rock, mostrando l’attitudine di Junkfood per una musica che si muove tra atmosfere cinematografiche e toni da thriller psicologico. La sua ricchezza sonora crea scenari immaginifici e quasi palpabili, un’esperienza per chi ascolta che non lascia indifferenti. Di seguito, un approfondimento traccia per traccia.
Track by Track
- The Cold Summer of the Dead
L’album si apre con una traccia che definisce subito il tono del progetto: un’atmosfera glaciale e solenne, supportata da suoni oscuri che trasportano l’ascoltatore in un luogo desolato. Le linee di basso sono profonde e danno un senso di gravità, mentre la batteria e la chitarra si fondono in un crescendo che non esplode mai completamente, lasciando una tensione sospesa. - The Maze
The Maze si muove su un ritmo ipnotico e circolare, portando chi ascolta in una spirale che ricorda un labirinto senza via d’uscita. Le percussioni sono ossessive, e gli strati di synth e chitarra creano un senso di disorientamento. È un pezzo potente che colpisce per la sua capacità di evocare immagini di inquietudine e mistero. Perfetto per chi cerca una colonna sonora che lo catturi e lo lasci con il fiato sospeso. - Only Shadows Move
Questa traccia è il cuore malinconico dell’album, con un mood che si potrebbe quasi definire blues. Le chitarre lamentose e il ritmo rallentato creano un senso di perdita e desolazione. Only Shadows Move è uno di quei brani che trasmette un’immagine di silenzio post-apocalittico, come una città deserta dopo un temporale. - The Last Drop of Water
Intenso e atmosferico, The Last Drop of Water porta una ventata di sperimentazione sonora. Con l’uso di riverberi profondi e suoni filtrati, i Junkfood riescono a costruire una dimensione sonora quasi acquatica, suggerendo una sete emotiva inappagata. La traccia ha una struttura libera, senza una direzione chiara, che rispecchia forse un messaggio di incertezza. - A Room with No Air
Questa traccia è una lenta costruzione di ansia, dove il silenzio tra le note ha un peso fondamentale. Qui la band gioca con le pause e i vuoti, dando spazio ai suoni di chitarra e basso che si espandono come respiri trattenuti. È una delle tracce più minimaliste dell’album, ma è anche una delle più potenti, evocando la sensazione claustrofobica di essere intrappolati in una stanza senza aria. - Ashes
La chiusura dell’album arriva con Ashes, una traccia che funziona quasi come un epilogo, con un sound etereo e riflessivo. Qui, i toni si fanno più lievi, come se i Junkfood stessero concedendo una tregua a chi ascolta. Questo brano chiude l’album come una liberazione, un’uscita da quel “labirinto” inquietante e profondo che l’intero lavoro ha rappresentato.
Conclusioni
The Cold Summer of the Dead è un’opera intensa che conferma la capacità dei Junkfood di esplorare territori musicali poco battuti. La loro capacità di evocare immagini forti e ricche di significato senza fare uso della parola è uno dei tratti più distintivi del loro stile. L’album, per quanto non di facile ascolto, è un viaggio sonoro che cattura e trattiene in una dimensione parallela. Un lavoro che non solo si ascolta, ma si vive.