Recensione a cura di Carmine Rubicco
Lavoro decisamente interessante questo esordio degli irpini Janara, gruppo heavy metal, nato nel 2015 a Grottaminarda (AV) che prende il nome dalla strega misteriosa che per secoli ha animato leggende e racconti popolari della tradizione irpina e sannita.
Musicalmente le influenze, per le parti più pesanti, sono heavy metal classico. Non ci sono le cavalcate ma lo stile è quello. Diverse sono poi le parentesi acustiche, tra i momenti più interessanti dei disco, che donano un sfaccettatura progressive non caratterizzante. Plauso va a tutti i membri della band, ottimamente preparati a livello tecnico ed esecutivo.
Numerose le collaborazioni che impreziosiscono il disco: Riccardo Studer degli Stormlord alle tastiere, Alessandro Liccardo degli Hangarvain negli assoli di chitarra di “Mephis” e “Or Poserai per Sempre” – che vede anche la presenza di Giulian degli Scuorn alla voce – e Alessio Cattaneo degli Onryō, che ha suonato il basso e programmato la batteria in “Ver Sacrum”. Menzione per la cantante Raffaella Càngero, capace di mantenere per l’intera durata del disco la giusta tensione e migliore interpretazione per ogni brano.
Per dare riferimenti stilistici si potrebbero chiamare in causa nomi quali Death SS e Paul Chain, a detta anche degli stessi Janara. Tuttavia risulta riduttivo essendo presenti influenze più ampie quali passaggi decisamente sabbathiani, o, senza allontanarsi troppo, i nostrani Jacula o ancora i Field of nephilim.
Questo per la musica. Certo l’elemento che più caratterizza e dona un grande valore aggiunto al tutto sono i testi, rigorosamente in italiano. Il disco potrebbe essere trattato come un concept inerente la vita della strega Violante che nei racconti prima che strega è donna e persona. Rimasta da sola e in cinta in un momento storico in cui le due cose non erano tollerate, a Violante non resta che il rifugio nella necromanzia.
Le liriche prendono spunto dal folklore dei popoli campani, da una parte, e dalla loro storia, dall’altra. Si passa da brani come Mephis o Cera, dove troneggiano le tradizioni locali, a canzoni quale Tenebra, degna del miglior doom, per proseguire con Il canto dei morti, struggente testo d’amore, e terminare con Ver Sacrum, un vero e proprio inno all’Ipinia e alle sue origini.
Quello dei Janara non è un disco immediato. Per diversi punti decisamente pesante da ascoltare. Si voglia per la musica si voglia per i testi. Non è un lavoro che si può lasciar andare come sottofondo. Proprio per questo una volta avviato e iniziato il viaggio nei suoi anfratti oscuri non si può fare altro che lasciarsi trasportare e vivere fino in fondo le storie raccontate.
Un ottimo esordio che lascia aperti molti scenari per il futuro. Quello più auspicabile è che la band non si lasci sfuggire la possibilità, donata dalle capacità, di sperimentare stilisticamente cercando di allontanarsi da stilemi troppo classici e limitanti. Un disco assolutamente da avere in collezione.
Il link proposto è degli Janara sbagliati…