Autore poliedrico, giallista, poeta, uomo di cultura, Peter Genito in questa intervista a Tempi Dispari offre il suo punto di vista sullo stato di salute della poesia in Italia e ci parla dei progetti imminenti e prossimi venturi. Da non perdere
Intervista raccolta da Carmine Rubicco
1 – Una veloce presentazione per chi non ti conosce come scrittore
Genitori campani, piemontese di nascita e formazione, toscano per passione, salentino per amore. Bibliotecario, poeta e giallista.
2 – Da quella che è la tua esperienza, come è mutato il ruolo del poeta nel nostro tempo?
Lo sapevo questa domanda non potevi non farmela… Il ruolo del poeta è cambiato molto, moltissimo. I poeti oggi purtroppo, rispetto ai tempi di Pasolini sono umiliati da un potere arrogante e ignorante. Ma non per ciò sono sconfitti, i poeti li puoi uccidere ma non li puoi sconfiggere. Anzi vedo molta ricerca in giro. Soprattutto tra le nuove generazioni. Vedo a giro molti autori, artisti, narratori, intellettuali, poeti, pieni di rabbia e voglia di fare, incazzati e propositivi. “La speranza è un essere piumato che si posa sull’anima e canta melodie senza parole e non si ferma mai” scriveva Emily Dickinson.
3 – Che posto ha la poesia nella vita di oggi, se ha ancora posto?
Ha ancora posto, ed è un posto privilegiato. Poco visibile ma di immenso potenziale. Sta dentro il cuore delle persone più semplici e oneste, la poesia. Non sta certo nei libri di poesia, la poesia. La poesia sta tornando all’oralità, e non è un ciclo o una tendenza, ma per non morire, le parole scritte dovranno tornare a essere dette, lette, anche gridate, volendo. I poeti sono oggi più vivi che mai, e i festival di poesia, i reading, gli happenings e i recital, che pullulano a ogni dove, testimoniano questa efferveescenza. Anche le biblioteche, per il lavoro che faccio, sono un ottimo posto per far vivere la poesia. Le biblioteche sono la casa dei poeti, e la poesia è di casa in biblioteca. Biblioteca non soltanto come archivio, o polverosi scaffali o palchetti con sopra libri morti di carta stanca, ma come luogo vivo, anche metaforico, del “fare” che è poi, etimologicamente, la poesia. Attraverso la mia partecipazione diretta, per esempio ai poetry slam, oppure in quelli che organizzo in biblioteca, la poesia pulsa nel cuore della società.
4 – Esistono secondo te formule espressive che possono affiancare, non dico sostituire, la poesia oggi?
Il cinema? Certi registi sono poeti più poeti dei poeti stessi, e penso a Pasolini, Olmi, a Antonioni, Fellini. Ma anche a Zeffirelli, R.I.P.
5 – Ha senso scrivere poesie e di poesia oggi o è troppo cambiata la sensibilità? O la poesia è immortale in quanto arte?
Ha senso; oggi più di ieri, ma i critici (se è a loro che allude la domanda) dovrebbero evitare l’ autoreferenzialità, la superfetazione retorica e lo sfoggio accademico. La poesia è immortale, ma è un flusso, quindi bisogna immergersi in essa, e tener presente che la modalità di comunicazione oggi è reticolare. Quindi non è più l’epoca dei salotti e delle conventicole, dei chiostri chiusi e asfittici. E pure delle presentazioni noiose (e magari a pagamento!) dove intervengono, se va bene, i parenti stretti dell’autore che sta lì a parlare del proprio ombelico bellissimo. Le poesie per me devono saper suscitare immagini e sogni, e la concorrenza di altri linguaggi è forte, soprattutto il cinema e la musica. I poeti, “laureati” o no devono reinventarsi, cercare di non sentirsi una nicchia di eletti, scendere dal loro secolare piedestallo.
6 – Scrittori contemporanei che segui
Magris, fin dai tempi del ginnasio, e poi De Giovanni, Carofiglio, Lucarelli; ma anche molto i saggisti alla Buttafuoco. Tra gli stranieri ho una vera adorazione per Murakami.
7 – Uno scrittore sottovalutato e uno troppo sopravvalutato
Peter Genito. Roberto Saviano.
8 – Le tue opere, scelta o necessità?
Istinto e cesello. Voglia di dire qualcosa anche senza aver qualcosa da dire, parafrasando il buon Cioran. Passione e volontà. Potenza e rappresentazione.
9 – I tuoi prossimi passi dove ti porteranno?
A New York o San Francisco, spero. Senza scherzi… Sto per pubblicare con l’editore Tracce una seconda raccolta di poesie. Spero anche di trovare un finale per il sequel di Lecce Homo. E poi insieme a un certo editore sto valutando di farne una trilogia, che possa tendenzialmente diventare una serie televisiva. Oronzo Mazzotta mi dicono sia un commissario parecchio fotogenico (anzi fotogenito). La nuova frontiera della narrativa è la serialità. Ma questa intervista è sulla poesia giusto?
10 – Quanto di Peter di oggi e quanto di Peter del passato c’è nelle tue opere
Moltissimo di quello del passato c’è nel giallo Lecce Homo. Il poeta, leopardianamente, parla sempre di sé… Anche quando non lo dice o non lo vorrebbe. Nelle poesie della mia prima raccolta Dal buio al cuore, moltissima della mia ispirazione viene dai luoghi, il dato geografico, dato il mio nomadismo, è centrale.Oggi la mia poetica sta trasformandosi, dal bagliore della neve, alla luce del mare del salento.
11 – un messaggio per chi legge.
Leggete di più e meglio. Leggere apre la mente e fa battere il cuore.