Ma davvero tutti i chitarristi famosi sono fondamentali?

Qualche giorno fa, parlando con un amico che vive di musica, professione chitarrista, è emerso un punto di vista molto interessante e stimolante sul mondo della chitarra. “A me Hendrix e Clapton, se devo dirla tutta, non piacciono. Da chitarrista potrà sembrare strano che io dica una cosa del genere, ma è così.

La ‘mano lenta’ di Clapton non la capisco. O meglio, non capisco come ci si possa impazzire. Voglio dire, a livello tecnico c’è molta gente migliore, alla stessa maniera per il feeling. Cos’ha più degli altri? E non parliamo di gusti, quelli sono intoccabili. Ma da li a farlo assurgere a chitarrista straordinario ce ne passa secondo me. Lo stesso per Hendrix.

A livello ritmico è straordinario, è indiscutibile. A livello solista però non la vedo tutta questa innovazione. Ok, ha fatto lick interessanti, ma non straordinari’. Le affermazioni da una parte mi hanno lasciato attonito. Ma come, ho pensato, come può un chitarrista non apprezzare due capisaldi del suo strumento? Due personaggi dai più riconosciuti imprescindibili?

Dall’altra, invece, mi ha portato ad una riflessione. Vedendola dal suo punto di vista, che non è certo campato per aria essendo eccelso strumentista e studioso, è sorta una domanda: esiste un criterio comune secondo cui un musicista può essere riconosciuto universalmente incisivo, se non determinante?

Dopo diversi ascolti e un lento periodo di riflessione, la risposta è stata si. Si può determinare. È sufficiente stabilire se esiste un prima e un dopo. Ad esempio per Van Halen, esiste un prima e un dopo Eddie. Un prima e un dopo Eruption in particolar modo. Lo stesso si può dire per Hendrix. Prima di Jimi la chitarra era considerata in un certo modo, dopo di lui tutto è cambiato.

Ampliando il concetto a ogni altro strumento c’è una sola controindicazione: si riducono notevolmente i ‘fenomeni’ che si trasformano in esecutori. Ottimi, bravissimi ma non così incisivi sulla crescita dello strumento e della musica in generale. È un po’ come quando si parla di Leonardo. Uno ce n’è e pochi altri si sono avvicinati senza per questo eguagliarlo.

Gli altri sono, adattando una dichiarazione di Blackie Lawless, ‘dei manovali dell’arte’ ossia persone talentuose che si impegnano e raggiungono determinati risultati ma senza essere innovativi. Il talento innato esiste, tuttavia non è detto che porti a soluzioni evoluzionistiche.

Questo approccio porta da numero molto ridotto di musicisti davvero influenti rispetto a quelli ‘semplicemente’ (dove semplicemente non è per sminuire) bravi o bravissimi. C’è un mondo della chitarra prima e dopo Satriani e Steve Vai? Direi di si. Esiste un prima e dopo Gouthrie? Assolutamente così come c’è un dopo Reinhardt.

Ma non c’è un dopo Phil Collen, Alex Skolnick, Chriss Holmes, Ace Frehley e molti altri. C’è poi un altro aspetto da considerare e che spesso fuorvia. Si tratta di chitarristi che fanno parte di band che a loro volta hanno inciso in maniera forte sul corso del genere di riferimento. L’esempio più semplice che viene in mente è Slash con i Guns n’ roses.

Da più parti Saul Hudson è considerato un grandissimo chitarrista. Sulla sua bravura non ci sono dubbi. Ne sorgono invece se lo si vuole considerare più di quel che vale. L’incidenza dei Gnr sull’evoluzione dello street è dovuta alla band e non solo a Slash. Diversamente la sua bravura sarebbe dovuta emergere prepotentemente con gli Snakepit, con i quali invece ha fatto si ottime cose, ma non tali da poterlo considerare sopra le righe.

E come lui mille altri. Affermare il contrario sarebbe un po’ come dire che la fortuna dei Metallica è quella di avere Kirk Hammett come chitarrista e non il contrario. Così come ci sono personaggi sopravvalutati, ve ne sono migliaia sottovalutati. Tra questi diversi grandi nomi e tra questi spunta senza dubbio James Hetefield, Non certo come solista tuttavia di sicuro come ritmico. Si può pensare ad un prima e ad un dopo Hetefield.

La sua tecnica della mano destra ha senza dubbio influenzato centinaia di chitarristi ritmici. Un altro nome che non ha avuto la fama che meriterebbe, sempre in ambito metal old school, è Eric Peterson, chitarrista ritmico dei Testament. Medesimo discorso che vale per Hetefield, influenza innegabile.

Poi ci sono i musicisti che hanno determinato cambiamenti diversi oltre quello stilistico. Dimebag Darrel ad esempio che ha portato non solo uno stile copiato da molti, ma anche un suono che è divenuto simbolo dei Pantera e voce di intere generazioni di band.

Il concetto base è quello utilizzato da Voltaire per verificare l’utilità o meno di un mestiere: si provino ad eliminare dal mondo tutti quelli che lo praticano e vediamo che accade. Si provino a togliere molti dei sopracitati musicisti dalla storia del rock e vediamo che accade.

A conti fatti, e tornando all’origine del discorso, delle affermazioni del mio amico posso condividere quelle su Clapton, ma non quelle su Hendrix. Sarà anche vero che come solista ha avuto più degni predecessori e posteri, ma come personaggio nel suo insieme resta insuperato. Se il mondo ha bisogno di eroi deve cercarli dove ci sono e non crearli ad hoc solo perché non sa più dove voltarsi. Probabilmente sarebbe ora che si tornasse alla sperimentazione in musica e fosse il pubblico ad adeguarsi agli artisti se li vuole seguire e non il contrario se questi ultimi vogliono vivere.

2 pensiero su “‘Hendrix e Clapton? Chitarristi sopravvalutati. In giro c’era e c’è di meglio’”
    1. Ciao Diego,
      è un punto di vista. Anche a me inizialmente l’affermazione ha lasciato un po’ perplesso. Sentendone le ragioni ne ho capito il senso pur non condividendola del tutto. Tu cosa ne pensi?

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